mercoledì 22 giugno 2011

Ischia - Volge al termine "Omaggio a Saramago"

Sarà Violante Saramago, la figlia del Premio Nobel 1998 per la Letteratura José Saramago, a concludere sabato 25 giugno le celebrazioni dedicate al grande scrittore portoghese in occasione del primo anniversario della scomparsa, avvenuta il 18 giugno del 2010 a Tias nelle isole Canarie. L’«Omaggio a José Saramago», dopo oltre tre settimane di eventi – mostre, spettacoli teatrali, reading, proiezioni e seminari ospitati nella monumentale Torre di sant’Anna detta di Michelangelo – che hanno riscosso notevole successo di pubblico e di critica, accoglie a Ischia studiosi e giornalisti che si confronteranno, a partire dalle 19, nell’ambito di una tavola rotonda coordinata da Paola Del Vecchio, dal titolo «Il mondo secondo Saramago: L’isola che siamo noi», alla quale, accanto a Violante Saramago, prendono parte Maria Luisa Cusati, Iaia de Marco, Giulia Lanciani, Gianfranco Marelli e Paulo Cunha e Silva, consigliere culturale presso l’Ambasciata del Portogallo a Roma. A seguire, ci sarà la performance «Cecità», laboratorio a cura del Progetto Teatro del liceo «Scotti-Einstein» di Ischia, diretto da Salvatore Ronga. L’iniziativa, unica nel suo genere in Italia, organizzata dall’associazione culturale Officina Artètéka con la collaborazione dell’associazione Italia-Portogallo di Napoli, dell’ambasciata portoghese a Roma e il patrocinio di numerose istituzioni pubbliche e private, tra cui l’Azienda di Soggiorno delle isole di Ischia e Procida, si inserisce in un contesto internazionale di studi intitolati «Fra isole e sponde culturali del pensiero meridiano» dedicati, per tre anni di seguito, ad altrettanti Premi Nobel per la Letteratura. Nel 2012 sarà la volta di Orhan Pamuk e, a seguire, di Albert Camus.
«Il concetto di “isola” nella poetica saramaghiana – ricordano gli organizzatori – traguarda il “tutto”, nel senso che vuole portare alla luce la “verità del tutto” come espressione di un impegno civile e morale contenente “tutta la verità sopportabile” che non ammette tentennamenti. Del resto questa verità è stagliata attraverso i suoi contorni ischitani: essi sono così chiari e precisi da imporre contemporaneamente i limiti interni e le possibili aperture all’esterno. Non per nulla, nel percorso narrativo dello scrittore lusitano, la contrapposizione cecità/lucidità indica in modo perentorio e tassativo il confine dal quale iniziare ad intraprendere il viaggio della conoscenza, una volta riconosciuta l’impossibile ambiguità di rimanere fermi a “osservare ciechi che vedono, ciechi che, pur vedendo, non vedono”. Esposta al sole, contornata dal mare, trafitta dal vento, l’isola non può sottrarsi alla propria visibilità del tutto che immediatamente si riconosce e consente di riconoscersi. È lì, e ciò basta. Il nostro compito è di vederla. Meglio: di guardarla mentre la abitiamo distratti e incuranti della sua verità, così da poterci guardare, osservando, grazie a José Saramago, l’isola che siamo noi».

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