mercoledì 30 maggio 2012

Lasciare l'orma: os passos de Filippo Juvarra na cidade de Lisboa

Conferência pela Prof.ª Giuseppina Raggi (CHAM, FSCH, UNL-UAç), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna
Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)

5 de Junho de 2012 | 18.00 | Museu Nacional de Arte Antiga
Rua das Janelas Verdes, 1249-017 Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Em colaboração com: Ambasciata d'Italia, Sociedade de Geografia di Lisbona, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga

martedì 29 maggio 2012

RACCONTI DI NAUFRAGIO
di Carlo Colombo


Racconti di naufragio – 1
Historia tragico-marittima: la rivincita della letteratura
Come il contro canto di un’epopea diventa cifra dell’eroismo di un popolo

Racconti di naufragio – 2
Sogni di sogni: lo strano caso di Emilio Salgari e Fernando Pessoa

Racconti di naufragio – 2
Sogni di sogni: lo strano caso di Emilio Salgari e Fernando Pessoa

Sugli opposti modi di evadere, o finire vittima dei propri e altrui sogni

We are such stuff / As dreams made on; and our little life / Is rounded with a sleep
Noi siamo della stoffa / Di cui sono fatti i sogni; e la nostra piccola vita / È circondata di sonno
Somos do mesmo material / Do que se tecem os sonhos; nossa pequena vida / Está rodeada de sonho
(Shakesperare, La Tempesta)

Antilia, l'Isola delle Sette Città,
in una mappa del Quattrocento
“L’isola delle sette città[1] è esistita e fu creata dalla fantasia d’un pazzo?”. È una domanda singolare ad aprire un breve e disperso racconto di Emilio Salgari. “L’isola delle sette città” si trova nella raccolta “Per terra e per mare”, proposta dall’editore Aragno nel 2004. Narra la leggenda di una città sommersa e di un capitano che, partito alla sua conquista, si trova a vivere un sogno di cui resterà prigioniero. L’idea che la congiunzione coordinata abbia sostituito per errore una disgiuntiva non è improbabile. Poco più avanti, la scoperta dell’America viene anticipata all’inizio del XV secolo, evidentemente per un errore. Che l’autore o l’editore non si siano curati di sanarli, questi errori, ha poca importanza. Tanto più che il lettore finisce per scorgere un significato ulteriore, in quella coordinata: che la fantasia, anche di un pazzo, possa creare un’isola, fino a donarle la condizione dell’esistenza. A domanda, Salgari risponde: “Se si bada ai marinai portoghesi, parrebbe che [l’isola delle sette città] fosse realmente esistita, perché assicurano che quando il mare è limpido, intorno alle isole Canarie si scorgono talvolta, sotto le onde, delle enormi masse biancastre, che hanno la forma di chiese e di palazzi e nel convento di Oporto si mostra l'effige del cavaliere che ne fece la conquista. Comunque sia la leggenda è così interessante che ora ve la voglio narrare”. Gli elementi sono un vecchio naufrago, ridotto alla pazzia e tradotto alla corte di Enrico il navigatore, un cavaliere pronto a fare l’impresa, una ragazza amata e abbandonata, una maledizione e un nuovo naufragio. Proprio alla descrizione della tempesta, e al tentativo di don Fernando de Ulmo di domarla, è dedicata buona parte del racconto. Così Salgari interpreta per istinto narrativo la storia tragico-marittima delle scoperte portoghesi

Un altro tema lo lega invece a Pessoa: il sogno. Una volta naufragato, don Fernando si risveglia sull’isola leggendaria al cospetto del sovrano. Da secoli, costui era in attesa di un emissario del re di Portogallo, a cui cedere l’isola. L’ingresso di una principessa porta a compimento la maledizione, che porta don Fernando a risvegliarsi una seconda volta, invecchiato, nei panni del naufrago pazzo che aveva generato lo storia. Ora è lui ad essere ripescato e portato a Lisbona, dove alla corte di re Giovanni perpetuerà la leggenda dell’isola delle sette città. È la stessa logica del sognatore prigioniero dei sogni altrui, rappresentata da Fernando Pessoa nel dramma statico “Il marinaio” e risolta da Antonio Tabucchi, in un articolo che conclude la traduzione del testo pessoano (Einaudi, 1988). 

L’enigma ha i contorni di un sogno, riferito alle altre due, da una di tre donzelle che vegliano una quarta, morta. Il sogno riguarda un naufrago addormentato, che sogna a sua volta una patria mai avuta. Un giorno, sull’isola in cui il marinaio è naufragato, approda una nave, ma il marinaio non c’è più: “Forse è ritornato in patria. Ma in quale?”, si chiede una vagliatrice. Tabucchi trova la risposta in una sciarada: “Egli, che è sogno di un sogno – scrive del marinaio, – si libera sovvertendo il sogno, o ripercorrendolo in senso contrario, cioè sognando chi lo sogna”. Lo stesso artificio (in fondo cos’è una leggenda se non un sogno collettivo?) non riesce al protagonista del racconto di Salgari, che al contrario termina i suoi giorni scrutando il mare che bagna le Canarie, prigioniero di un sogno divenuto sortilegio: “Fu sepolto nella chiesa di Las Palmas e sulla sua tomba fu scolpito un vecchio che dall’alto della scogliera guarda il mare colle braccia incrociate.

E dell’isola delle sette città? Mistero sempre. Che fosse però realmente esistita verso il finire del XV secolo, nessuno lo pose mai in dubbio. I marinari portoghesi e gl’isolani delle Canarie affermano anche oggidì che in mezzo al mare dei Sargassi di quando in quando vedono sorgere dal profondo delle acque dei getti densi di vapore che fanno delle ecatombe di pesci e che poi emergono delle rupi che qualche tempo dopo torneranno a scomparire. Sono le rive dell’isola delle sette città, che in causa delle commozioni sotterranee vengono spinte verso la superficie? È probabile”. Il mistero, che sopravvive al naufrago di Salgari, è invece svelato, sebbene in maniera enigmatica, dal marinaio di Pessoa. Attraverso il sogno di una patria inesistente, egli si libera dal sogno che altri sognano di lui, fino a diventare reale: “Perché il marinaio non potrebbe essere l’unica cosa reale in tutto questo, e noi e tutto il resto solo un suo sogno?”, intuisce una vegliatrice. Nella risposta, la specifica di un dubbio risolutore: “Forse si muore perché non si sogna abbastanza”.

© Carlo Colombo


[1] Isola delle Sette Città è uno dei nomi attribuiti alla leggendaria Antilia, o Isola di San Brandano, dal nome del monaco irlandese avventuratosi nell’Atlantico alla ricerca del Paradiso Terrestre secondo la Navigatio Sancti Brendani Abbatis. Le carte quattrocentesche, come la nautica del Pizzigano del 1424 o quella di Battista Becario nel 1435, la collocano in prossimità delle isole Azzorre. Proprio una di queste, São Miguel, è stata per qualche tempo identificata con l’Isola delle Sette Città, a causa dei sette villaggi, noti appunto come Sete Cidades, che attorniano un lago interno di origine vulcanica. Nei secoli XV e XVI si ricordano almeno cinque spedizioni di navi portoghesi, partite alla ricerca della leggendaria isola. Le ultime furono condotte dai capitani Álvar Núñez Cabeza de Vaca e Francisco Vásquez de Coronado, che si concentrarono al largo della Florida. È probabile che le isole Antille rappresentino il risultato di tanti sforzi.

Bibliografia
Emilio Salgari, “Per terra e per mare”, Aragno, 2004
Fernando Pessoa, “Il marinaio” nella traduzione di A. Tabucchi, Einaudi, 1988

José de Almada Negreiros (1893 – 1970)
Retrato de Fernando Pessoa, 1964 - Olio su tela
Colecção Centro de Arte Moderna, Fundação Calouste Gulbenkian
Copyright © Laura Za

domenica 27 maggio 2012

Racconti di naufragio – 1
Historia tragico-maritima: la rivincita della letteratura

Come il contro canto di un’epopea diventa cifra dell’eroismo di un popolo

“E il naufragar m'è dolce in questo mare”. Con ogni probabilità, Giacomo Leopardi non conobbe che l’opera maggiore della letteratura portoghese. I Lusiadi di Luis Vaz de Camões sono presi e ripresi nello Zibaldone. Ne ‘La sera del dì di festa’ tornano versi del primo canto. Tuttavia, a echeggiare nell’ultimo verso dell’Infinito è un’altra opera, non meno suggestiva. La Historia tragico-maritima di Bernardo Gomes de Brito, è data per la prima volta alle stampe nel 1534. Inizia un genere letterario: il racconto di naufragio. L’eco di quelle pagine risuona nel Lord Jim di Conrad, come in Jonathan Swift, Jules Verne o in Manuel Garcia Marquez. Se oggi il naufragio è topos letterario, l’elemento di novità all’epoca non fu trascurabile. In Portogallo, l’epopea delle scoperte e l’apertura della Carriera das Indias aveva fin lì generato pagine di gloria. Era venuto il tempo di un contro canto. La rappresentazione di un disastro, autentico terrore di ogni marinaio, si prestò all’operazione messa in atto da un autore, la cui celebrità non fu mai tale da colmare, come per Camões, le lacune biografiche con aneddoti leggendari. In fondo, chi mostra l’opposto volto della luna splendente, non può chiedere troppe celebrazioni. Le cronache dei naufragi del galeone São João, della Conceição e della São Paulo sull’isola di Sumatra, della São Tomé, indecorosamente incagliata nella esotica Terra dei Fumi, o del São Francisco, salpato per il vicereame di Goa con una flotta meno sfortunata e disperso lungo il tragitto, smentiscono in parte le abilità marinare dei portoghesi. Di conseguenza, una certa curiosità dovevano destare le regioni per cui l’opera non venne mai osteggiata da un’Inquisizione all’apice della potenza, o di altre autorità sorveglianti sulla opportunità di pubblicare testi, almeno in apparenza tanto scarsamente celebrativi.

Fu Antonio Tabucchi ad appagarla per primo. Il saggio che conclude l’unica edizione italiana, Einaudi 1992, elenca e riassume le numerose licenze che accompagnano le altrettanto numerose ristampe della Historia. La più significativa sembra essere quella firmata nel 1734 da Francisco Xavier de Santa Teresa, accademico reale e chierico dell’ordine di San Francesco. Della raccolta dei cinque clamorosi naufragi, costui diede “due interpretazioni destinate a diventare costanti della cultura portoghese”. Così Tabucchi spiega il valore storico dei naufragi, nel contesto di una letteratura nazionale poggiata sui flutti e sulle onde: “Nella celebrazione di un eroismo senza ricompensa materiale (i tesori lasciati ‘no coração do Océano’), di un eroismo, dunque, per così dire gratuito, che vale in sé e per sé e non per ciò che conquista, egli [il censore, ndr] inizia l’interpretazione metastorica e misticheggiante che nel Novecento troverà il suo divulgatore nel Saudosismo e il suo geniale cantore nel Ferdinando Pessoa di Mensagem. Nella rivendicazione della superiorità di quell’Oceano […] definisce, forse inconsapevolmente, la fisionomia della storia del Portogallo, perlomeno dal Cinquecento ai giorni nostri: una storia che si è fatta sull’oceano e oltre l’oceano, voltando le spalle all’Europa, proiettata verso le civiltà extra-europee, in continua tensione e confronto con esse”. Lo stesso meccanismo sarà destinato a sottendere ogni naufragio che la letteratura europea sarà fatta carico di narrare. Per quanto sconfitto, c’è qualcosa di eroico nel semplice marinaio, o nel capitano, o nel poeta, a cui sia riservato in sorte di naufragare. È il fascino della sfida che l’uomo rinnova con gli elementi, l’ebbrezza di una rivalsa di questi su quello. Che si chiami divina punizione o umano errore, ha importanza secondaria. È il primato della fantasia che conta su ogni realtà. È la temerarietà dell’impresa, anche solo concepita, a soverchiare ogni considerazione sul risultato ottenuto. Singolare ed unico sarà quindi chi tenta di praticarla. Sia un paese europeo ed insieme extra-europeo come il Portogallo, o quel bizzarro eroe, sconfitto dai mulini a vento.

© Carlo Colombo

Bibliografia
Bernardo Gomes de Brito, Storia tragico-marittima, Einaudi, 1992

Histórias Breves e Admiráveis
de Soror Maria do Céu

Literatura Feminina do Barroco Português | Antologia
Editado por Anabela Galhardo Couto

Os textos que integram a presente antologia «Metáforas das Flores» e « Apólogos de algumas Pedras Preciosas » são um conjunto de curiosíssimas narrativas breves de Soror Maria do Céu, publicadas pela primeira vez em 1735. Rosas, tulipas, jasmins, rubis, pérolas, safiras são alguns dos protagonistas destas delicadas histórias que oferecem ao leitor saborosas e tocantes meditações sobre a arte de bem viver. Estes textos singulares espelham o essencial da linha criadora da Autora e resumem o encantamento do seu universo criativo: escrita figural suspensa de um imaginário onde o reino vegetal e mineral constituem uma espécie de alfabeto precioso e perfumado com o qual se escreve o sentido da vida.

Anabela Galhardo Couto


SOROR MARIA DO CÉU foi uma das vozes literárias mais singulares e inspiradas do panorama das letras portuguesas do período barroco. Nasceu em 1658 no seio da família ilustre dos Távora e em Lisboa ingressou no Mosteiro da Esperança, onde permaneceu até à data da sua morte em 1753. Ali no espaço confinado da cela se entregou à liberdade e à fantasia da criação. Muito aclamada e conceituada na época, com obra publicada em Espanha, os seus escritos conquistaram um público fiel e entusiasta de leitores. A sua vastíssima produção vai do teatro ao romance, da poesia à biografia. Num estilo fulgurante mas contido, as suas criações emprestaram uma tonalidade original à estética barroca, jogando com um universo alegórico permeado de delicadas princesas, belos pastores, aves e rios misteriosos que passam mensagens de inquietação metafísica.

ANABELA GALHARDO COUTO é licenciada em Filosofia e doutorada em Literatura Portuguesa. Professora Associada no IADE, é também Professora convidada na Universidade Aberta de Lisboa e na Università degli Studi della Tuscia, onde atualmente é titular de Letteratura e Cultura dei Paesi di Lingua Portoghese – Cátedra Pedro Hispano. Investigadora em vários centros de investigação dentro e fora de Portugal, tem publicado estudos nos domínios da literatura e da cultura do período barroco e dos estudos de género. Contam-se entre os últimos títulos publicados: Uma Arte de amar: Ensaio para uma cartografia amorosa, Lisboa 2006; Gli Abiti Neri: Letteratura Femminile del Barocco Portoghese, Roma 2007; Mulheres que Escrevem, Mulheres que Lêem: Repensar a Literatura pelo Género, Lisboa 2008; Variações sobre Sexo e Género, Lisboa 2009; Teaching Subjectivity:Travelling Selves for Feminist Pedagogy, Utrecht 2010.

mercoledì 16 maggio 2012

Sonhos e Imaginação - Racconti con Figure

Omaggio ad António Tabucchi a Firenze
Stampe di MATRIZ, una cooperativa di stampe d'arte del Portogallo
Acácio de Carvalho, Céu Costa, Mami Higuchi, Júlia Pintão & Ricardo Da Silva

21 maggio – 10 giugno 2012
Inaugurazione: lunedì 21 maggio alle ore 18:30

Gli artisti mettono in mostra i loro rispettivi lavori presso il Palazzo Jules Maidoff for the Visual Arts della SACI. Sono come un gruppo di amici in visita ad una vecchia conoscenza ispiratrice, che ha giocato un ruolo molto importante nelle loro vite. Jules Maidoff è un Membro Onorario del Matriz sin dal 2006. Sia Jules Maidoff che Mary Beckinsale hanno regalato, sin dal primo momento, un'enorme spontaneità alle nostre attività.
La mostra Sonhos e Imaginação / Racconti con Figure presenta una collezione di lavori che sono il risultato di progetti individuali di un gruppo di artisti capaci di rispettare e sostenere le proprie differenze, uniti come sono dallo stesso amore per la stampa d'arte. Il titolo italiano, Racconti con Figure, non è una traduzione del titolo portoghese, ma è simile per significato, un modo quasi ambiguo di rendere omaggio al toscano d'origine António Tabucchi. Un'amante dell'eredità di Pessoa, Tabucchi è divenuto una figura rispettata sia come insegnante che come studioso del grande poeta portoghese. Come scrittore, i suoi romanzi e le sue poesie hanno deliziato i lettori grazie alla loro delicatezza ed al loro modo speciale di lasciare qualcosa d'inspiegato, così come la sua malinconia e l'atmosfera oscura con cui parla della vita e delle emozioni.
L'amore di Tabucchi per le arti visive è trasmesso in modo esplicito nel suo libro Racconti con Figure:
"Spesso la pittura ha mosso la mia penna. Se in un lontano pomeriggio del 1970 non fossi entrato al Prado e non fossi rimasto prigioniero davanti a Las Meninas di Velazquez, incapace di uscire dalla sala fino alla chiusura del museo, non avrei mai scritto II gioco del rovescio".

La Galleria MAIDOFF è aperta dal lunedì al venerdì ore 9-19, ingresso gratuito.

Jules Maidoff Gallery - SACI
Via Sant'Egidio, 14
Firenze
www.saci-florence.edu
gallery@saci-florence.edu

mercoledì 2 maggio 2012

Um Percurso de Italianização: Os Desenhos dos Galli Bibiena em Lisboa em meados do século XVIII

Conferência pela Doutora Alexandra Gago da Câmara (UAb), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna
Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)

8 de Maio de 2012 | 18.00 | FCSH - Edifício I&D 
(Sala Multiusos 2, piso 4)
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Centro de História de Além-Mar, FCSH-UNL|UAç
Instituto de História de Arte, FCSH-UNL
Università della Tuscia-Viterbo
Università Roma Tre

CHAM - Centro de História de Além-Mar
Av. de Berna, 26-C 1069-061 Lisboa Portugal
Tel: (+ 351) 21 797 21 51 Fax: (+ 351) 21 790 83 08

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