sabato 10 novembre 2012

A permanência de Giovanni Vicenzo Casale em Portugal e o seu contributo para a produção nacional de obras de embutidos de pedraria policroma na segunda metade de Seiscentos

Conferência pela Doutora Maria João Pereira Coutinho (IHA-FCSH-UNL), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna - Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)  
27 de Novembro de 2012 | 18h00 | Museu Nacional de Arte Antiga
Rua das Janelas Verdes, 1249-017 Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Embaixada de Itália, Soc. de Geografia de Lisboa, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga - Gabinete de Estudos Olissiponenses

venerdì 2 novembre 2012

Francisco Castro, SPAM
Edizioni dell'Urogallo

Oggi presentazione del libro a Terni 


Questo romanzo, vincitore del Premio Blanco Amor 2005, ci approssima all'ordinata vita di Gómez, capo gestore di risorse umane dell'Impresa, un tipo con assai pochi scrupoli che mediante un controllo ferreo dei suoi impiegati e l'applicazione dei metodi appresi nella Consabidomaster sta riuscendo a far migliorare i risultati contabili dell'impresa ogni giorno. Gómez è felice e già si vede con possibilità di trasformarsi in Direttore Generale, però il suo controllo sulle cose si vede compromesso il giorno in cui un uomo inizia a utilizzare l'intranet dell'impresa e i cellulare degli impiegati per inviare messaggi nei quali insulta direttamente il direttore generale in carica, messaggi che malgrado il titolo del romanzo non sono SPAM, poiché non si tratta di posta commerciale non sollecitata e bensì di messaggi inviati con tutta la malafede del mondo. A partire da lì la vita di Gómez diverrà un inferno mentre fa tutto il possibile per scoprire l'identità di quest'uomo, anche se non aiuterebbe molto. Benché possiamo considerare una critica in tono parodistico della mentalità imprenditoriale che pone i risultati davanti a ogni altra cosa, la mia impressione del romanzo è che, malgrado inizi bene, alla fine la cosa prende il sopravvento sull'autore, con un finale rocambolesco e assolutamente esagerato. In ogni caso, con 132 pagine il romanzo è breve, per cui la sua lettura è scorrevole.

Impressores italianos na Lisboa Pombalina

Conferência pela Doutora Marigrazia Russo (Universidade della Tuscia di Viterbo), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna - Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)  
6 de Novembro de 2012 | 18h30 | Gabinete de Estudos Olisiponenses
Estrada de Benfica, 368, 1500-100 Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Embaixada de Itália, Soc. de Geografia de Lisboa, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga - Gabinete de Estudos Olissiponenses

sabato 20 ottobre 2012

Paolo Dardani (1726/1789): o «pintor de batalhas» que viu baleias no Tejo

Conferência pela Prof.ª Isabel Mendonça (ESAD-FRESS/IHA-FCSH/UNL), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna - Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)  
23 de Outubro de 2012 | 18h00|Museu Nacional de Arte Antiga
Rua das Janelas Verdes, 1249-017 Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Embaixada de Itália, Soc. de Geografia de Lisboa, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga - Gabinete de Estudos Olissiponenses

Fernando Pessoa
Il libro del genio e della follia

A cura di Jerónimo Pizarro. L'edizione italiana, a cura di Giulia Lanciani, è stata appena pubblicata da Mondadori.

Fernando Pessoa è una figura altissima, enigmatica e difficilmente classificabile, del Novecento letterario portoghese e della modernità in genere, esempio sconcertante di come la scissione dell'io possa dar luogo a esiti luminosi sul piano della creatività poetica e della immaginazione filosofica. In Italia la sua fortuna editoriale è dovuta al lavoro pionieristico e appassionato di Antonio Tabucchi che ha curato e tradotto per primo (insieme a Maria José de Lancastre) le sue opere più celebri.
Scrivere, per Pessoa, è spacciarsi per un altro, portare sulla scena la propria più profonda interiorità in voci e nomi molteplici e differenti.
«Il poeta è un fingitore. / Finge così completamente / da fingere che è dolore / il dolore che davvero sente» leggiamo in Autopsicografia, una sorta di inno alla menzogna, alla simulazione artistica, alla dissociazione e allo sdoppiamento di sé. La sua, in definitiva, è un'esaltazione dell'annientamento e del suicidio dell'io, la cui immagine simbolica più efficace è lo specchio infranto che, proprio nel restituire non volti ma maschere, porta alla suprema autoaffermazione e, soprattutto, alla conoscenza del vero.
Una tale dichiarazione di poetica induce Pessoa a compiere una operazione letteraria spericolata e affascinante: quella di moltiplicarsi e rifrangersi in una vasta gamma di personalità artistiche fittizie, i famosi eteronimi (Álvaro de Campos, Bernardo Soares, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, per citare i più celebri), ciascuno dotato di una biografia, di un aspetto esteriore, ma anche di una specifica caratteristica politica, intellettuale e poetica, nonché di un peculiare rapporto con l'ortonimo, ossia con il poeta ermetico e metafisico che si chiama Fernando Pessoa.
Pochissime sono le opere che Pessoa ha pubblicato in vita. La maggior parte degli scritti sono stati trovati dopo la morte in un baule, una specie di arca prodigiosa dalla quale sono stati estratti, con criteri estremamente incerti, soggettivi, e spesso vertiginosamente arbitrari, i testi che il mondo intero ammira. Quelli qui presentati da una delle più importanti lusitaniste italiane, Giulia Lanciani, sono una scelta molto cospicua tratta dalla raccolta di oltre seicento testi, in gran parte del tutto inediti, pubblicati in Portogallo nel 2006 dal filologo colombiano Jerónimo Pizarro, sapientissimo lettore delle carte pessoane. Si tratta dunque, come per Il libro dell'inquietudine, di una costruzione congetturale, dotata tuttavia della massima autorevolezza, riguardante un nucleo tematico cruciale, quello del genio e della follia, sul quale Pessoa si è esercitato, per non dire accanito, per tutta la vita, ma con particolare intensità tra il 1907 e il 1914. Che il tema sia ineludibile risulta con chiarezza dal fatto che lo stesso Pessoa dichiara in una lettera all'amico Casais Monteiro - lettera che è in realtà una sorta di spietata autoanalisi - l'intrinseco legame tra la propria follia (un «profondo tratto d’isteria») e l’origine degli eteronimi. Attraverso la conoscenza della letteratura psichiatrica del suo tempo, di Lombroso in particolare, il discorso psichiatrico di Pessoa si alimenta in questo nuovo libro di altri discorsi - storici, culturali, estetici, filosofici e letterari - per elaborare una interpretazione della genialità artistica come patologia, disadattamento e degenerazione, in un rapporto di stretta parentela, anche se non mancano sottili e significative differenze, con le manifestazioni della follia.
Ciò che permette a Giulia Lanciani di affermare, nel suo saggio introduttivo, che questi sono «scritti importantissimi all'interno del sistema pessoano, sia perché conferiscono una nuova dimensione al "caso Pessoa", all'aspetto clinico che lo segna, sia perché si configurano come una nuova via per rivisitare tutta la sua produzione: in definitiva, per tentare di cogliere il complesso disegno poetico-esistenziale che soggiace alla costruzione testuale».

lunedì 8 ottobre 2012

Ludovico de Varthema: un viaggiatore italiano del rinascimento alla corte di D. Manuel

Conferência pelo Dr. James Nelson Novoa (Catédra Alberto Benveniste Universidade Clássica de Lisboa), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna - Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)  
16 de Outubro de 2012 | 18h30 | Gabinete de Estudos Olisiponenses 
Estrada de Benfica, 368, 1500-100 Lisboa 
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Em colaboração com: Ambasciata d'Italia, Sociedade de Geografia di Lisbona, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga

venerdì 21 settembre 2012

Na tempestade de Seiscentos: economia, sociedade e política

Workshop Internacional 
25 de Setembro, 14h00 - 18h00 
FCSH - Edifício I&D (Sala Multiusos 3, piso 4)
Avenida de Berna, 26 C, 1069-061 Lisboa

Organizadores: Nunziatella Alessandrini – Antonella Viola



GLOSAS n. 6

LANCIO | 22 Settembre | ore 16.00 | Auditorium BNP | Ingresso libero


Esce il sesto numero di Glosas, la rivista che promuove la divulgazione del patrimonio musicale portoghese edita dal MPMP, movimento patrimonial pela música portuguesa. Il lancio avverrà domani a Lisbona, alle ore 16.00, presso la sede della Biblioteca Nacional de Portugal (BNP). All’evento interverranno il compositore Sérgio Azevedo e la pianista Olga Prats per una conversa su Constança Capdeville, la compositrice, pianista e percussionista portoghese a cui è dedicata quest’uscita di Glosas.

Lisbona - Omaggio allo scrittore Antonio Tabucchi
Lisboa - Homenagem ao escritor Antonio Tabucchi

Lunedì 24 settembre 2012 - ore 19.00 
Istituto Italiano di Cultura 

Post bilingue: italiano-português

Omaggio allo scrittore Antonio Tabucchi, recentemente scomparso, nel giorno in cui avrebbe compiuto 69 anni, alla presenza di Maria José de Lancastre, Davide Benati, Andrea Bajani e Clelia Bettini
Timbri e Toni è il titolo proposto dall’artista Davide Benati per il suo ricordo dell’amico Antonio Tabucchi, attraverso la lettura dei testi e la contestuale proiezione delle opere che li hanno ispirati. Foi um arroz de cabidela que me trouxe até aqui è l’incipit della testimonianza della Prof.ssa Clelia Bettini, docente di Lingua italiana presso l’Università di Coimbra. Per l’occasione verranno esposte alcune opere recenti di Davide Benati.
Nato a Pisa il 24 settembre 1943, Antonio Tabucchi è unanimamente riconosciuto come uno dei più profondi conoscitori della lingua e della cultura del Portogallo. Nella sua carriera di docente di letteratura portoghese, si è occupato prevalentemente di Fernando Pessoa. Ha iniziato la sua attività di scrittore nel 1975 con il romanzo Piazza d’Italia, cui hanno fatto seguito varie raccolte di racconti tra cui Il gioco del rovescio del 1981 e Piccoli equivoci senza importanza del 1985. Ma è con i romanzi Requiem (1992) e soprattutto Sostiene Pereira (1994, Premio Campiello) che Tabucchi ha ottenuto successo e fama a livello internazionale. Del 1996 è La testa perduta di Damasceno Monteiro e del 2001 il romanzo epistolare Si sta facendo sempre più tardi. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo L’oca al passo (2006) e Il tempo invecchia in fretta (2009).
Antonio Tabucchi si è spento nella sua amata Lisbona il 25 marzo 2012.

Ingresso libero, prenotazione obbligatoria al numero di telefono 213884172



Lisboa - Homenagem ao escritor Antonio Tabucchi 


Segunda-feira, 24 de setembro de 2012 - 19h00 
Instituto Italiano de Cultura de Lisboa


Homenagem ao escritor Antonio Tabucchi, recentemente falecido, no dia em que teria completado 69 anos, à presença de Maria José de Lancastre, Davide Benati, Andrea Bajani e Clelia Bettini.
Timbri e Toni é o título proposto pelo artista Davide Benati para a sua recordação do amigo Antonio Tabucchi, através da leitura dos textos e a simultânea projecção das obras que os inspiraram. Foi um arroz de cabidela que me trouxe até aqui é o incipit do testemunho da Prof.ª Clelia Bettini, docente de Língua italiana na Universidade de Coimbra. Para a ocasião serão expostas algumas obras recentes de Davide Benati.
Nascido em Pisa a 24 de Setembro de 1943, Antonio Tabucchi é unanimemente reconhecido como um dos mais profundos conhecedores da língua e da cultura de Portugal. Na sua carreira de docente de literatura portuguesa, ocupou-se especialmente de Fernando Pessoa. Iniciou a sua actividade de escritor em 1975 com o romance Piazza d’Italia, ao qual se seguiram vários contos entre os quais Il gioco del rovescio de 1981 e Piccoli equivoci senza importanza de 1985. Mas é com os romances Requiem (1992) e sobretudo Sostiene Pereira (1994, Prémio Campiello) que Tabucchi obteve sucesso e fama a nível internacional. De 1996 é La testa perduta di Damasceno Monteiro e de 2001 o romance epistolar Si sta facendo sempre più tardi. Entre as suas últimas publicações recordamos L’oca al passo (2006) e Il tempo invecchia in fretta (2009).
Antonio Tabucchi faleceu na sua amada Lisboa a 25 de Março de 2012.

Entrada livre, reserva obrigatória ao número de telefone 213884172

Rubem Fonseca
DIARIO DI UN LIBERTINO

Edizioni dell’Urogallo

Rufus, scrittore in fase calante, il 1 gennaio decide di registrare in un diario le sue peripezie sentimentali e le sue considerazioni personali. In quel periodo si trova in una relazione con una donna – dal nome di casanoviana memoria di Henriette – che ben presto volgerà al termine. Ma l’email di Clorinda, giovane fan dell’opera letteraria di Rufus, cambierà per sempre il corso della sua vita. Tra coinvolgimenti sentimentali al limite dell’incesto involontario, torbide vicende di droga e sadomasochismo, accuse di violenza carnale e uccisioni sospette, Rufus si troverà a dirimere una vicenda complicatissima, dalla quale uscirà completamente cambiato.


I giapponesi hanno un proverbio: un tipo inizia a invecchiare quando non vuole più apprendere. Il mio proverbio è che il tipo in questione inizia a invecchiare quando non vuole più amare, quando perde l’entusiasmo per la comunione sessuale, non ha più il coraggio di affrontare l’incandescenza, le raffinatezze erotiche e anche le delusioni, afflizioni e la logistica esasperante dell’avventura amorosa. È necessario, come afferma il Don Giovanni di Molière, mantenere uno sguardo attento ai meriti di tutte le donne, rendere omaggio a ognuna e pagare a ognuna di loro il tributo a cui ci obbliga la natura.

João Paulo Borges Coelho
CAMPO DI TRANSITO

Edizioni dell’Urogallo

Mungau viene sottratto alla sua vita quotidiana dalle forze di polizia, senza alcuna spiegazione, né la formulazione di alcuna accusa, per essere condotto prima in uno stabilimento di detenzione temporanea e poi deportato in un campo di transito, immerso nelle foreste del Nord del paese. Un romanzo perturbante, venato di toni kafkiani, sulla rieducazione degli elementi “scomodi” al regime mozambicano. La fine tessitura della prosa di Borges Coelho, però, ne fa un’opera universale, godibile ben al di fuori delle frontiere del suo paese d’origine.


«Guardate quest’orto qui vicino, l’orto del gruppo del 13.2. Cresce a vista d’occhio, tutti i giorni il terreno nudo viene trasformato in terra arata e seminata, terra che darà benefici a quelli che vi hanno investito: bei carciofi e teneri asparagi. Adesso confrontatela con quella laggiù».
[…]
«Vale la pena tutta quell’ostinazione individuale? Tanti eccessi, diciamo così, di un singolo? Vale la pena sfidare da soli la natura?»
«No!», rispondono gli alunni prigionieri, più convinti dopo essere stati dispensati da lui. «Solo nella collettività ci è possibile vincere la natura!»

Rubem Fonseca
E nel mezzo del mondo prostituto, solo amore pel mio sigaro ho tenuto


Mandrake si trova stavolta alle prese con una sciarada che si annuncia impossibile: Gustavo Flávio, scrittore di successo e amante di successo ancor più grande, si vede recapitare per posta delle foto di donna, tutte di sue ex partner o amanti occasionali. A pochi giorni di distanza da ogni invio, la donna ritratta nella foto viene brutalmente uccisa con dei colpi d’arma da fuoco, sempre la stessa, in circostanze simili tra di loro. 
Le deposizioni di Gustavo, quelle di sua moglie Luíza e della sua ex moglie Amanda, registrate e trascritte da Mandrake, ci danno un quadro della situazione, anche se frammentario e discontinuo. Sullo sfondo del consumo di sigari di marca quale indicatore sociale di mondanità e vizio, si snoda una vicenda dai contorni sfuggenti e inquietanti. 


Il mio nome è Mandrake, sono avvocato criminalista. I casi di omicidio sono sempre una specie di sciarada. I clienti ti mentono sempre, i poliziotti ti mentono, i testimoni mentono a tutti. Ho iniziato a mettere insieme questo rompicapo senza disporre di tutte le sue parti, con pazienza, dopo aver sentito attori e coadiuvanti di questa trama. Ho registrato la maggior parte delle conversazioni che ho avuto con tutti loro. 
[…] 
«Quel giorno sono arrivata all’appartamento di Gustavo con una scatola di Corona giganti (il formato di un churchill), della Bolívar. Mentre lui apriva la scatola, commentando che il disegno del coperchio mostrava un antipatico Bolívar con il naso a punta e la bocca cinica, mi sono versata un bicchiere d’acqua nel cucinino e ho preso la pillola inibitrice dell’appetito. Volevo dimagrire fino ad essere come la sua nuova moglie, Luíza».

José Eduardo Agualusa
AL POSTO DEL MORTO

Edizioni dell’Urogallo

Agualusa ci regala un nuovo volumetto di prosa breve, nel quale vari autori già deceduti (tra cui Bruce Chatwin, Jorge Amado, Pessoa, Jorge Luis Borges, Antoine de Saint-Exupéry, Nabokov e Bertrand Russel) si prendono la briga di scrivere, a partire dall’aldilà, un elzeviro su uno dei tanti aspetti della nostra attualità, da un punto di vista senz’altro originale e dal quale la distanza critica è innegabile. Gli elzeviri raccolti nel volume provengono dall’omonima rubrica (O Lugar do Morto) apparsa mensilmente nella rivista letteraria lisbonese «LER». 


Sarà sempre di più il compito dei piccoli editori – riesco a vederli anche da qui, giovani e appassionati – scoprire nuovi autori. Loro dovranno farsi carico del rischio, mentre i grandi ci mangiano sopra. Perderanno il poco che hanno, mentre i grandi accumuleranno. E quando finalmente centreranno il bersaglio e cominceranno ad ottenere dei guadagni verranno divorati. Eh sì, la bellezza è ingrata. 
Ma, in fondo, è bellezza! 
Jorge Luis Borges 


Le accademie possono anche perdonare il talento, ma non il successo: e io possedevo entrambi (mi dispiace se la mia immodestia vi disturba, ma la modestia non ha mai fatto parte dei miei difetti). 

Vinicius de Moraes

mercoledì 5 settembre 2012

LINHAS DE WELLINGTON
69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica

Proiettato ieri al Festival di Venezia il colossal storico sull’invasione napoleonica in Portogallo del 1810.


Linhas de Wellington è il film portoghese in concorso alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il film è stato progettato da Raoul Ruiz, il regista di Mistérios de Lisboa, deceduto durante la pre-produzione del suo ultimo capolavoro. L’opera, ormai pronta per essere girata, è stata ripresa e portata a termine dalla moglie e collaboratrice Valeria Sarmiento. Al Festival di Venezia è stata proiettata la versione cinematografica di 150 minuti, ma in tv vedremo la versione integrale divisa in tre parti. Si tratta di un film storico davvero importante, per la cui realizzazione è stato allestito un cast eccezionale. Fra gli interpreti, John Malkovich e Melvil Poupaud, rispettivamente nei panni di Wellington e Masséna, e poi Mathieu Amalric, Marisa Paredes, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Michel Piccoli, Chiara Mastroianni.


LA TRAMA

Il 27 settembre 1810 le truppe francesi, al comando del maresciallo Massena, sono sconfitte sul monte Buçaco dall'esercito anglo-portoghese del generale Wellington.
Nonostante la vittoria, portoghesi e inglesi si ritirano in marcia forzata dinanzi al nemico, numericamente superiore, con lo scopo di attrarlo verso Torres Vedras, dove Wellington ha fatto costruire linee fortificate difficilmente valicabili.
Contemporaneamente, il comando anglo-portoghese organizza l'evacuazione di tutto il territorio compreso tra il campo di battaglia e le linee di Torres Vedras, in una gigantesca operazione di terra bruciata che priva i francesi di ogni possibilità di rifornimento locale.
In questo scenario si svolgono le avventure di una miriade di personaggi di diversa estrazione sociale – militari e civili; uomini, donne e bambini; vecchi e giovani-, strappati dalla guerra alla vita quotidiana e sospinti per monti e valli, tra villaggi in rovina, foreste distrutte, colture devastate.
Perseguitata con determinazione dai francesi, tormentata da un clima inclemente, la massa dei fuggiaschi continua ad avanzare stringendo i denti, semplicemente per salvarsi la pelle, o con la tenace volontà di resistere agli invasori e scacciarli dal Paese, o ancora nella speranza di trarre vantaggio dal disordine regnante per soddisfare i più bassi istinti.
Tutti, a prescindere dal carattere e dalla motivazione di ognuno – dal giovane tenente idealista Pedro de Alencar, passando per la maliziosa inglesina Clarissa Warren, o per il cupo trafficante Penabranca, fino al vendicativo sergente Francisco Xavier e all'esuberante vivandiera Martírio -, convergono da diverse strade verso le linee di Torres, dove la battaglia finale dovrà decidere le sorti di ciascuno.


VALERIA SARMIENTO:

« Senza dubbio le invasioni francesi in Portogallo erano del tutto lontane dal mio mondo. Ho iniziato a paragonare l'esodo della popolazione, costretta ad abbandonare le proprie terre a causa della guerra, al mio stesso esilio, e così mi sono avvicinata alla narrazione.
È innegabile il legame affettivo con questo film. Dopo la morte di Raúl, il produttore Paulo Branco mi ha invitata a riprendere il progetto. Ho avuto paura ma non ho mai avuto dubbi: dovevo farlo per Raúl. È stato un omaggio mio e dell'equipe – tecnici e attori – che sentivano esattamente quel che sentivo io.
Lavorare con Carlos Saboga è sempre una delizia. Tanto il copione de “Le linee di Wellington” quanto quello di “Os Mistérios de Lisboa” sono eccellenti ed obbediscono ad una struttura più vicina alle “Mille e una notte” che a una produzione di Hollywood. Egli ha dato una grande importanza ai personaggi femminili e ciò distingue questo progetto da tutti gli altri film sulla guerra.
Abbiamo girato in paesaggi diversi, soprattutto nella zona occidentale, in un ambiente unico che, insieme alla fotografia e alla musica, ha dato all'esodo delle popolazioni una forza eccezionale. Non avevo mai filmato così tante persone insieme, ma con i moderni strumenti per le riprese alla fine è stato molto facile. Credo non sia stato molto semplice per le comparse – alcune hanno sopportato lo stesso freddo delle forze francesi – ma ho parlato con qualcuno di loro che mi ha detto di essersi divertito molto.
Il film è diventato molto di più di un vincolo sentimentale. È stato una sfida ed un dovere che mi ha dato un enorme piacere, perciò ringrazio tutti quelli che vi hanno partecipato.
Sono certa che tutti noi abbiamo lavorato in dialogo con Raúl, che ci sosteneva sempre da lassù. »


Leggi sul nostro Blog:
- Coimbra - L’albero Wellington
- Viagem a Portugal: Praia de Santa Cruz, Torres Vedras

martedì 4 settembre 2012

NADIR AFONSO
Dall'Estetica Surrealista alla Città Cromatica

Mostra d'arte
30 agosto - 11 novembre 2012
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Palazzo Loredan - Venezia

Nadir Afonso, Procissão em Veneza
2002 - acrílico su tela

Dal 30 agosto al 10 novembre 2012 si terrà a Venezia presso la sede dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti a Palazzo Loredan, la mostra Nadir Afonso. Dall'Estetica Surrealista alla Città Cromatica.
L'occasione per rendere omaggio a questo artista, alla sua opera e alle sue frequentazioni culturali, prende corpo due anni fa per volontà della Fondazione, istituita dall'artista stesso, per celebrare i suoi novant'anni con una serie di mostre a livello internazionale. Dopo Parigi, Rio de Janeiro e Lisbona e Roma, Venezia rende omaggio a questo incredibile e poliedrico artista.
La mostra espone un percorso che inquadra il lavoro di Nadir Afonso partendo dalle opere legate al periodo che va dagli anni quaranta agli anni sessanta fino ad arrivare ai quadri più recenti che interpretano il tema della città e la sua visione cromatica.
La prima parte dell'esposizione presenta le opere più legate alla fase Surrealista dei primi anni '40, influenzata dal soggiorno dell'artista a Parigi e dalla frequentazione e l'amicizia con gli artisti di quel Movimento, per procedere poi con il periodo pre-geometrico e barocco dei primi anni '50 che scaturisce dall'esercizio dell'architettura. Questi dipinti, spesso trattati con un gusto mordente nei diversi cromatismi, lasciano pensare a una soluzione Spazialista affidata più al gioco dello scambio tra toni e colori e ad un piacere personale dell'artista che si diverte nell'invenzione dei piani prospettici. Ma anche qui, anche nel gioco della composizione, l'artista rinuncia all'evasione marginale, agli schemi precostruiti, alle transitorie ideologie pittoriche per ritrovare il gusto di un rinnovato impegno che lo conduce verso l'espressionismo di un linguaggio assolutamente personale.
Ma il corpo centrale dell'esposizione mira soprattutto a mettere in luce il lavoro contemporaneo dell'artista. Partendo dalla produzione degli ultimi dieci anni, le opere di Nadir Afonso trasmettono la forza di un segno innovativo che travalica gli schemi dei movimenti artistici, per esplorare un nuovo linguaggio delle forme.
Le città di Nadir Afonso si presentano come l'apparizione di un'architettura in divenire e sembrano emergere da una realtà apparentemente cancellata e pur affiorante negli schemi di strutture diagonali, linee rette e poi ondulate nei differenti cromatismi, dove l'intimità raccolta della visione si espande alla ricerca di uno spazio nuovo, più ampio e organizzato.
Tra le numerose opere esposte l'artista presenta il suo omaggio a Venezia con tre dipinti realizzati nei differenti periodi: Le Grand Canal II del 1957 dove la prospettiva della veduta è distribuita in un gioco di forme che evocano lo skyline veneziano; Campos de San Zanipolo del 1965 che sviluppa il profilo delle architetture nel fascino dei cromatismi severi del blu e del nero e Procissão em Veneza del 2002 dove Piazza San Marco emerge come un'apparizione dal gioco dei vorticismi cromatici. Ed è proprio in queste opere recenti che si rivela la forza e la determinazione dell'artista a proseguire una ricerca personale sulla riscoperta e l'applicazione di un nuovo linguaggio metafisico.
La mostra, realizzata in occasione della Biennale Architettura, inquadra anche la figura di Nadir Afonso architetto e mette in luce la sua collaborazione con due grandi protagonisti dell'architettura moderna internazionale: Le Corbusier e Oscar Niemeyer con i quali Nadir Afonso ha lavorato nel periodo degli anni quaranta e cinquanta, prima a Parigi e poi a Rio de Janeiro.


Nota biografica

Nadir Afonso, pittore, architetto e filosofo portoghese nasce a Chaves, il 4 dicembre 1920.
Studia architettura all'Accademia di Belle Arti a Oporto e dopo la laurea si trasferisce a Parigi dove diventa amico e collaboratore di Le Corbusier, con il quale lavora dal 1946 al 1951. Si trasferisce poi a Rio de Janeiro al seguito di Oscar Niemeyer e collabora tre anni con il grande architetto brasiliano. In Brasile conosce l'artista italo-brasiliano Candido Portinari con il quale intrattiene una lunga frequentazione personale e artistica. Nel 1954 torna a Parigi dove partecipa a numerose mostre di pittura alla galleria Denise René, allora tempio delle esposizioni di arte astratta, dove conosce numerosi artisti importanti, tra i quali: Pablo Ricasso, Max Ernst, Giorgio de Chirico, Max Jacob, Fernand Leger che lo ospita per alcuni mesi nel suo atelier e con il quale intrattiene una lunga amicizia. D'ora in poi la carriera di artista e pittore ha il sopravvento sull'architettura e dal 1965, l'attività di Nadir Afonso si sposta prevalentemente in questa direzione. Dopo la grande mostra personale del 1959 al Palais des Beaux-Arts di Parigi, l'artista portoghese realizza numerose esposizioni in gallerie e musei internazionali.
Dopo il periodo barocco che, partendo dall'esperienza surrealista arriva fino alle ricerche pittoriche dell'amico Giorgio de Chirico, Nadir Afonso intraprende la strada dell'astrattismo e imposta la sua ricerca su rigorose costruzioni geometriche che rimandano allo spazialismo e al costruttivismo degli anni sessanta fino all'esperienza di artisti quali: Victor Vasarely; Mortensen; Herbin e Bloc.
L'interesse per le discipline estetiche e gli studi filosofici lo avvicinano anche agli intellettuali francesi dell'epoca suoi contemporanei: Roger Garaudy; Paul Ricoeur; Léon Degand e Jean Paul Sartre. In quegli anni Nadir Afonso pubblicherà anche un testo molto importante per l'estetica dell'arte: Les Mécanismes de la Création Artistique.

Nadir Afonso. Dall'Estetica Surrealista alla Città Cromatica
Mostra d'arte
30 agosto - 11 novembre 2012
Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti
Palazzo Loredan

Orari:
Martedì - Domenica, 11 - 19
Ingresso gratuito
Organizzata da
Comediarting srl
In collaborazione
con Traço- Traço
A cura di
Stefano Cecchetto in collaborazione con Fondazione Nadir Afonso.
Catalogo edito da Carlo Cambi
Ufficio Stampa
SPAINI & PARTNERS T. 050 36042/310920 www.spaini.it
Matilde Meucci 329 6321362 matilde.meucci@spaini.it
Rachele Giannessi 3473839137 ufficiostampa@spaini.it

giovedì 30 agosto 2012

Concerto di Fado di Luisa Notarangelo e Lusitana Saudade Ensemble

Nella splendida cornice delle colline di Poggibonsi
Venerdì 7 settembre 2012 - ore 21.00

Luisa Notarangelo
“Osteria del Cassero” per due giorni darà voce alle tradizioni popolari con il Festival "Taranta in fortezza" in quest’occasione accoglierà il concerto del Lusitana Saudade Ensemble e la mostra fotografica di Ivano Cetta dedicata alle Notti di Fado a Lisbona.

Il Lusitana Saudade Ensemble, propone un repertorio basato sul Fado tradizionale di Lisbona, genere che quest’anno è stato dichiarato patrimonio dei beni culturali UNESCO.
L’ensemble, fondato da
Luisa Notarangelo, cantante e compositrice, si avvale della presenza di fior fiore di musicisti: Mimmo Epifani (mandolino e mandola), compositore e noto cultore di musica popolare, Matteo Moretti (basso acustico) e Paolo Galassi (viola de Fado), pionieri di questo genere musicale in Italia, vantano prestigiose collaborazioni tra cui Lucio Dalla, Eugenio Finardi e Francesco di Giacomo, unici artisti italiani di differente estrazione musicale ad aver inciso brani di Fado.

Con la speciale partecipazione di due grandi artisti portoghesi:

José Elmiro Nunes (viola e guitarra di Fado)
Chitarrista che vanta un palmares di importanti collaborazioni con fadisti della vecchia e nuova generazione tra cui Amalia Rodrigues, Jorge Fernando, Custodio Castelo, Ana Moura e Mafalda Arnauth

José Barros (guitarra braguesa, viola campaniça)
Leader storico del gruppo Navegantes, musicista, compositore nonché uno dei massimi esponenti della musica tradizionale portoghese.

mercoledì 29 agosto 2012

La Biennale di Venezia - 13ª Mostra Internazionale di Architettura
LISBON GROUND

Dal 29 agosto al 25 novembre 2012


Lisbon Ground è il titolo dell’esposizione che rappresenta il Portogallo alla 13ª Mostra Internazionale di Architettura, organizzata dalla Biennale di Venezia, che si svolge dal 29 agosto al 25 novembre 2012 nella città lagunare. Commissario del padiglione portoghese è l’architetto Inês Lobo, incaricato dalla Direção-Geral das Artes (DGArtes). Il progetto sviluppa il tema base lanciato da David Chipperfield, Direttore della Biennale Architettura 2012 intitolata Common Ground. “Il tema centrale di questa Biennale 2012 – spiega David Chipperfield – è ciò che abbiamo in comune. L’ambizione di Common Ground è soprattutto quella di riaffermare l’esistenza di una cultura architettonica costituita non solo da singoli talenti, ma anche da un ricco patrimonio di idee differenti. Siamo partiti dal desiderio di enfatizzare idee condivise al di là della creazione individuale: questo ci imponeva di attivare dialoghi piuttosto che selezionare singoli partecipanti”.

La mostra Lisbon Ground, dedicata alla capitale portoghese, racconta la città come un territorio comune a una pluralità di saperi, dall’architettura al cinema, dalla fotografia alla letteratura… La città così rappresentata è declinata in tre ambiti: Lisbon Downtown, Lisbon River, Lisbon Connections.

I tre temi nascono da riflessioni e discussioni su una serie di progetti relativi alla città di Lisbona. Hanno contribuito a elaborare questi “pensieri” sulla città architetti come Álvaro Siza Vieira, Bárbara Rangel, Eduardo Souto Moura, Francisco Mateus, Gonçalo Byrne, Joana Vilhena, João Carrilho da Graça, João Favila Menezes, João Gomes da Silva, João Nunes, João Pedro Falcão de Campos, João Simões, José Adrião, Manuel Graça Dias, Manuel Mateus, Manuel Salgado, Paulo Mendes da Rocha, Pedro Domingos, Ricardo Bak Gordon, Ricardo Carvalho, Rui Furtado e Rui Mendes. Le opere esaminate riflettono 24 anni di interventi sulla città, dal 1988 al 2012. Sono proprio le riflessioni sviluppate su questo periodo a dar corpo ai differenti materiali presentati nella mostra:

- Un Video di Catarina Mourão – Proiezione della registrazone di tre tavole rotonde in cui si è discusso della città a partire dai temi proposti e dai disegni prodotti dagli oratori durante i dibattiti.

- Una Mappa di Lisbona sopra “os espaços entre” – Una “sintesi” della città nel 2012.

- Le fotografie di Duarte Belo, che rappresenta e sintetizza lo sviluppo complesso del disegno della città e, al contempo, riconosce in Lisbona una metropoli plurisignificante nel contesto di una cultura urbana europea.

- Testimonianze sulla città attraverso una selezione di testi di Antonio Tabucchi letti dall’attore italiano Marco Baliani.

Per il Commissario Inês Lobo “se pensiamo alle città come sistemi complessi e oggi disfunzionali, ma che continuano a essere una delle maggiori invenzioni degli uomini, urge restituirle a coloro che le hanno inventate. Ripristinare il funzionamento di questi sistemi obbliga a riflettere su spazio pubblico, spazio privato, accessibilità/mobilità, comfort. Questo esercizio implica il riconoscimento/comprensione della città, l’invenzione di un modo di abitarla consone al nostro tempo”

La mostra Lisbon Ground prevede anche la realizzazione di un concorso pubblico internazionale di concezione relativo all’elaborazione del progetto per Campo das Cebolas/Doca da Marinha, nella Frente Ribeirinha della Baixa Pombalina, con la collaborazione delle Câmara Municipal de Lisboa.

La 13ª Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia, si svolge dal 29 agosto al 25 novembre 2012. Il Padiglione del Portogallo è allestito nell’edifico "Fondaco Marcello", Calle Garzoni, situato sul Canal Grande, fra il Ponte di Rialto e il ponte dell’Accademia.

Approfondimenti su www.dgartes.pt

13ª Mostra Internazionale di Architettura, La Biennale di Venezia
PORTOGALLO
Lisbon Ground
Dal 29 agosto al 25 novembre 2012
Álvaro Siza Vieira; Barbara Rangel; Catarina Mourão; Duarte Belo; Eduardo Souto Moura; Francisco Aires Mateus; Gonçalo Byrne; Joana Vilhena; José Adrião; João Nunes; João Gomes da Silva; João Luís Carrilho da Graça; João Favila; João Pedro Falcão De Campos; João Simõnes; Manuel Aires Mateus; Manuel Graça Dias, Manuel Salgado; Paulo Mendes da Rocha; Ricardo Carvalho; Pedro Domingos; Ricardo Bak Gordon; Rui Furtado; Rui Mendes
Commissario: Inês Valeria Maia Lobo. Sede: Fondaco Marcello Calle Garzoni, San Marco 3415
www.lisbonground.pt

Biennale Architettura 2012
Álvaro Siza Vieira Leone d’oro alla carriera

Il riconoscimento sarà consegnato oggi ai Giardini alle ore 11


È stato attribuito all’architetto portoghese Álvaro Siza Vieira il Leone d’oro alla carriera della 13. Mostra Internazionale di Architettura – Common Ground (Venezia, Giardini e Arsenale, 29 agosto - 25 novembre 2012).
La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, su proposta del Direttore David Chipperfield, con la seguente motivazione:

“Perché ho la dimensione di ciò che vedo
e non la dimensione della mia altezza.”
(Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)

“È difficile pensare a un architetto contemporaneo che abbia mantenuto una presenza coerente nell’ambito della professione quanto Álvaro Siza. Che una tale presenza sia mantenuta proprio da un architetto che vive e lavora all’estremo margine atlantico dell’Europa non fa che mettere in risalto la sua autorità e la sua condizione.”

“Sin dall’epoca dei primi consensi ricevuti per il ristorante di Boa Nova e le piscine di Leca de Palmeira, e di una reputazione confermata dalle sue prime abitazioni, Siza ha occupato una posizione peculiare nella galassia architettonica. Questa posizione è ricca di paradossi. Siza ha mantenuto una consistente produzione di opere del più alto livello, senza tuttavia mostrare la minima traccia di quel palese professionalismo e dell’autopromozione che sono ormai diventati parte del meccanismo dell’architetto contemporaneo. Mentre sembra andare nella direzione opposta rispetto al resto della categoria, in realtà pare essere sempre davanti a tutti, apparentemente non toccato e non intimorito dalle sfide pratiche e intellettuali che pone a se stesso.”

“Protetto dalla sua collocazione isolata emana una saggezza universale. Sperimentando con forme geometriche estreme riesce a creare edifici di grande rigore. Sviluppando un linguaggio architettonico tutto suo sembra parlare a tutti noi. Mentre la sua opera emana sicurezza di giudizio, essa risulta chiaramente potenziata da prudente riflessione. Mentre siamo abbagliati dalla luminosità dei suoi edifici, avvertiamo tutta la loro consistenza.
Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di averlo sentito parlare di architettura con parole parche e precise quanto le linee sottili dei suoi disegni, sanno che queste opere non sono il prodotto di un talento convenzionale, bensì di una mente finemente esercitata dalla sicurezza della conoscenza e dalla saggezza del dubbio.”

Il riconoscimento ad Álvaro Siza Vieira sarà consegnato ai Giardini della Biennale mercoledì 29 agosto 2012 alle ore 11, nel corso della cerimonia di premiazione e inaugurazione della 13. Mostra Internazionale di Architettura.

Álvaro Siza Vieira - La Boa Nova Tea House a Leça da Palmeira (Porto)
Fonte immagine

BIOGRAFIA
Álvaro Joaquim Melo Siza Vieira nasce a Matosinhos vicino la città di Porto in Portogallo, nel 1933.
Tra il 1949 e il 1955 studia presso la Facoltà di Architettura – Università di Porto, completando il suo primo progetto nel 1954. Dal 1955 al 1958 collabora con l’architetto Fernando Távora. Dal 1966 al 1969 insegna alla Scuola di Architettura di Porto (ESBAP), dove nel 1976 viene nominato Professore di “Costruzione”. È stato Visiting Professor a l’Ècole Polythéchnique di Losanna, alla University of Pennsylvania, alla Los Andes University di Bogotà e alla Graduate School of Design della Harvard University.
Álvaro Siza Vieira è autore di molti progetti: Boa Nova Tea House e Ristorante a Leça da Palmeira (Porto); 1200 abitazioni a Malagueira (Evora); Scuola di Istruzione Superiore di Setúbal; nuova Scuola di Architettura di Porto; Biblioteca della Aveiro University; Museum of Modern Art di Porto; Chiesa e centro parrocchiale di Marco de Canavezes; Padiglione del Portogallo per l’EXPO del 1998 e Padiglione del Portogallo di Hannover 2000 (con Souto de Moura); abitazioni e uffici del complesso “Terraços de Bragança” a Lisbona; dal 1988 ha coordinato la ricostruzione del quartiere di Chiado a Lisbona includendo i progetti di edifici quali Castro e Melo, Grandella, Chiado Stores e altri.
Dal 1985 ha coordinato il piano di recupero di Schilderswijk in Olanda terminato nel 1989; nel 1995 ha portato a termine il progetto per gli isolati 6-7-8 del Ceramique Terrein a Maastricht.
In Spagna ha realizzato i progetti per il Centro Meteorologico del Villaggio Olimpico di Barcellona, il Museo di Arte Contemporanea di Galizia e la Facoltà di Scienze a Santiago di Compostela; il Rettorato della Università di Alicante; l’edificio Zaida – uffici, zona commerciale e abitazioni a Granada; lo Sportive Complex Cornellà de L’lobregat a Barcellona. 
Vanno inoltre menzionati la realizzazione del Centro Culturale e l’auditorium per la Ibere Camargo Foundation in Brasile; il Centro Comunale di Rosario in Argentina; gli alloggi nel Piano di Recupero e Trasformazione della Cidade Velha a Cap Vert; il Serpentine Pavillion (2005) con Eduardo Souto Moura; il Museo MADRE di Napoli; Anyang Pavilion in Corea del Sud (con Carlos Castanheira); Mimesis Museum in Corea Sud (con Carlos Castanheira).
Ha tenuto conferenze e lecture in Portogallo, Spagna, Italia, Germania, Francia, Norvegia, Olanda, Svizzera, Austria, Inghilterra, Colombia, Argentina, Brasile, Giappone, Canada, Stati Uniti, Romania, Grecia, Corea del Sud e Svezia.
Invitato a partecipare a concorsi internazionali, ha vinto il primo premio per il Schlesisches Tor, Kreuzberg, Berlino; per il recupero di Campo di Marte a Venezia (1985) e per il rinnovo del Casinò e del Café Winkler, Salisburgo (1986); Centro Culturale La Defensa, Madrid (con José Paulo Santos) (1988/89); J. Paul Getty Museum, Malibù, California (con Peter Testa) (1993); Pietà Rondanini Room, Castello Sforzesco, Milano (1999); Special Plan Recoletos-Prado, Madrid (con Juan Miguel Hernandez Leon e Carlos Riaño) (2002); Ospedale di Toledo (Sánchez-Horneros office) (2003); “Atrio de la Alhambra” in Spagna (con Juan Domingo Santos)(2010); “Parco delle Cave”, Lecce, Italia (con Carlos Castanheira) (2010).
Ha inoltre partecipato al concorso per l’Expo 1992 a Siviglia, Spagna (con Eduardo Souto de Moura e Adalberto Dias) (1986); "Un Progetto per Siena",  Italia (con José Paulo Santos) (1988); Centro Culturale La Defensa di Madrid, Spagna (1988/89); la Bibliothèque of France di Parigi (1989/90), l’Helsinki Museum (con Souto de Moura) (1992-93); Flamenco City di Jerez de la Frontera, Spagna (con Juan Miguel Hernandez Leon) (2003).
Dal 1982  al 2010 ha vinto numerosi premi e gli sono state assegnate svariate Medaglie al Merito Culturale e riconoscimenti pubblici da più parti del mondo. Dottore "Honoris Causa" in diverse Università Europee e internazionali.
È membro della American Academy of Arts and Science; Membro Onorario del Royal Institute of British Architects; AIA/American Institute of Architects; Académie d'Architecture de France e European Academy of Sciences and Arts; Royal Swedish Academy of Fine Arts; IAA/International Academy of Architecture; American Academy of Arts and Letters.

domenica 17 giugno 2012

GLOSAS n. 5 - MARCOS PORTUGAL

Il quinto numero della rivista semestrale Glosas, che promuove la divulgazione del patrimonio musicale portoghese, è dedicato al compositore Marc’Antonio Portogallo, nella ricorrenza dei 250 anni dalla nascita. La rivista è prodotta dal MPMP, movimento patrimonial pela música portuguesa.



Marcos António da Fonseca Portugal (Marcos Portugal), noto in Italia come Marc’Antonio Portogallo, fu un compositore, organista e direttore d’orchestra portoghese (Lisbona 1762 – Rio de Janeiro 1830). Nel settembre del 1792, dopo gli studi in patria e l’avvio di una brillante carriera, giunse in Italia, dove visse a Napoli fino al 1800, sviluppando un’intensa attività di compositore e direttore d’orchestra. Nella capitale partenopea, ma anche a Parma, Venezia, Milano, Firenze e Roma rappresentò la prima di ben 21 opere, la maggior parte di carattere buffo, con centinaia di repliche e migliaia di rappresentazioni in Italia e tutt’Europa.

Elisabeth Vigée-Lebrun, Angelica Catalani
Tornato a Lisbona nel 1800, ricoprì gli incarichi di Maestro di Cappella del Seminario Patriarcale e di Direttore del Real Teatro de S. Carlos, dedicandosi soprattutto alla composizione di opere serie. Ben 12 drammi, i cui ruoli principali erano quasi sempre destinati espressamente al celebre soprano italiano Angelica Catalani, che fra gli anni 1801 e 1806 fu la prima donna seria del Real Teatro de São Carlos. Nonostante le importanti funzioni ricoperte a Lisbona, tornò spesso in Italia dove godeva di grande fama per lo straordinario successo delle sue opere.
Nel 1811, per espressa volontà del Re, si trasferì con la corte portoghese a Rio de Janeiro, dove la famiglia reale si era rifugiata in seguito all’invasione del Portogallo da parte delle truppe francesi. Qui ricevette l’incarico di Maestro delle Loro Altezze Reali gli Infanti e operò nella Cappella Reale, componendo musica per la celebrazione dei principali eventi di carattere religioso, sociale e politico. Opere, realizzate su commissione, per rappresentare lo splendore e la grand'eloquenza della Corona portoghese. La produzione di questo periodo è quasi esclusivamente di carattere religioso.
Nel 1815 tornò per un breve soggiorno in Italia, a Milano, dove scrisse l'Adriano in Siria per il Teatro Re.
Rientrò a Rio de Janeiro nel 1821, e divenne cittadino brasiliano qualche anno dopo. Questo perché l’articolo 6. § 4º della prima Constituição do Brasil, del 1824, consentiva ai cittadini portoghesi residenti in Brasile di acquisire automaticamente la nazionalità brasiliana. Marcos Portugal compose anche un Hino da Independência do Brasil, che fu eseguito per decine di anni nelle commemorazioni dell’Indipendenza del Brasile, proclamata il 7 settembre 1822.
Il deterioramento delle sue precarie condizioni di salute (aveva già subito due attacchi apoplettici nel 1811 e 1817) non gli permisero di rientrare in patria insieme al Re, e morì a Rio de Janeiro nel 1830.
Complessivamente compose oltre 50 opere teatrali e molta musica sacra. Una produzione vasta che rispecchia l’influsso delle scuole veneziana e napoletana, e lo rese uno dei musicisti portoghesi più rappresentativi della sua epoca.

Domenico Condito





sabato 16 giugno 2012

Archivio Segreto del Vaticano: Espansione Portoghese Documentazione
Arquivo Secreto do Vaticano: Expansão Portuguesa Documentação

Opera coordinata da / Obra coordenada por José Eduardo Franco
Lisboa: Esfera do Caos, 2011
Post bilingue: italiano – português


Italiano
L’Archivio Segreto del Vaticano, solitamente considerato uno dei più riservati al mondo, è indubbiamente uno dei templi mitici della sapienza, con la quale soltanto la Biblioteca di Alessandria, la più importante dell’antichità, può rivaleggiare. In realtà, quella che era la biblioteca privata del Papa, ha accumulato, nel corso dei secoli, informazioni uniche, inedite e preziose sui circa duemila anni di storia della Chiesa nell’ambito del suo intercambio con il mondo degli Uomini. Quest’opera in tre volumi vuol rendere nota una parte di questo immenso archivio, rivelando una documentazione sconosciuta che si riferisce all’epoca dell’Espansione Portoghese fino al XX secolo. Realizzata da una vasta equipe di ricercatori che ha approfondito lo studio della Nunziatura di Lisbona contenuta nell’Archivio Segreto del Vaticano, quest’opera monumentale costituisce uno strumento di ricerca essenziale per la conoscenza della storia, della politica, della religione e della società nel quadro delle relazioni tra il Portogallo e le vaste regioni del suo Impero Ultramarino.

Português
O Arquivo Secreto do Vaticano, que vulgarmente se considera um dos mais reservados do mundo, é, sem dúvida, um desses templos míticos da sabedoria, com o qual talvez apenas a biblioteca de Alexandria, a maior da Antiguidade, possa rivalizar. Na realidade, aquela que era, afinal, a biblioteca privada do Papa, tem acumulado, ao longo dos séculos, informação única, inédita e preciosa acerca dos dois mil anos de história da Igreja no seu intercâmbio com o mundo dos Homens. Com esta obra em três Tomos pretende-se desvendar uma parcela desse imenso arquivo, revelando documentação desconhecida e referente ao período da Expansão Portuguesa até ao século XX. Preparada por uma vasta equipa de investigadores que durante cerca de década e meia analisou o fundo da Nunciatura de Lisboa patente no Arquivo Secreto do Vaticano, esta obra monumental assume-se como um instrumento de pesquisa essencial para o conhecimento da história, da política, da religião e da sociedade no quadro das relações de Portugal com as vastas regiões do seu Império Ultramarino.

Esta obra é composta por uma caixa com 3 volumes
Caixa em cartão de 3mm | Volumes em capa dura, com miolo cosido à linha | 2.986 páginas | 13.811 documentos | Glossário | Índice Antroponímico e Toponímico com 195 páginas

Tomo I
Costa Ocidental de África e Ilhas Atlânticas
Coordenação Científica
Arnaldo do Espírito Santo
Manuel Saturino Gomes

Tomo II
Oriente
Coordenação Científica
João Francisco Marques
José Carlos Lopes de Miranda

Tomo III
Brasil
Coordenação Científica
Luís Machado de Abreu
José Carlos Lopes de Miranda

Coordenação Geral
José Eduardo Franco
CLEPUL, Centro de Literaturas e Culturas Lusófonas e Europeias da Faculdade de Letras da Universidade de Lisboa

Prefácio
Roberto Carneiro
Presidente do Centro de Estudos dos Povos e Culturas de Expressão Portuguesa da Universidade Católica Portuguesa

giovedì 14 giugno 2012

A entrada do Núncio Apostólico em Lisboa (1693)

Conferência pela Prof.ª Susana Varela Flor (IHA-FLUL)/RTEACJMSS), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna
Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)

19 de Junho de 2012 | 18.00 | FCSH - Edifício I&D 
(Sala Multiusos 3, piso 4)
Av. de Berna, 26C - Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Em colaboração com: Ambasciata d'Italia, Sociedade de Geografia di Lisbona, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga

venerdì 8 giugno 2012

II Festival Internacional de Polifonia Portuguesa

De 13 a 17 e de 21 a 24 de Junho 2012


A Fundação Cupertino de Miranda vai realizar o II Festival Internacional de Polifonia Portuguesa nos dias 13, 14, 15, 16, 17, 21, 22, 23 e 24, com a participação da Cappella Musical Cupertino de Miranda e do Organista Lugder Lohmann, realizando uma sucessão de 12 concertos, 12 visitas guiadas e 1 prova de vinhos, com entrada gratuita.
Com este Festival pretende-se retomar a tradição da Polifonia Portuguesa dos séculos XVI e XVII e tem como objectivo principal divulgar o reportório da Polifonia Portuguesa, neste período, em que a música Portuguesa atingiu o seu apogeu.
O II Festival Internacional de Polifonia Portuguesa decorre em locais únicos do Barroco do Norte de Portugal e Galiza, concretamente em Santiago de Compostela.
À semelhança do ano anterior será editado um livro com textos sobre os monumentos onde se realizam os concertos e sobre a polifonia portuguesa, o qual, será distribuído graciosamente pelo público nos concertos.
Nesta 2ª edição do Festival são apresentados uma selecção de composições de músicos portugueses de projecção internacional.
Sob a direcção artística de Luís Toscano a programação incluirá obras de Pedro de Escobar (c.1465-c.1535), Pedro de Cristo (c.1550-1618), Duarte Lobo (c.1565-1646), Pedro de Araújo (c.1615-1695), entre outros músicos de reconhecimento internacional.
No Bom Jesus, em Braga, obra única do Barroco, que no ano passado celebrou os seus 200 anos, realiza-se um Seminário "O Barroco e a Polifonia em Portugal", com a participação especial dos Professores José Manuel Tedim, José Meco, Fátima Eusébio, Owen Rees e José Abreu.
Espera-se que este ano seja uma continuação do sucesso alcançado no ano anterior.

Sé de Braga - Catedral de Santa Maria de Braga – Portugal

PROGRAMA

13 JUNHO
21h30 - Igreja Matriz, Mosteiro de São Bento, Santo Tirso

14 JUNHO
21h30 - Igreja Mosteiro do Divino Salvador de Moreira, Maia

15 JUNHO
21h30 - Catedral Santa Maria de Braga (Sé), Braga

16 JUNHO
18h00 - Mosteiro de São Martinho de Tibães, Braga
22h00 - Igreja de São Gonçalo, Amarante

17 JUNHO
18h00 - Sacristia da Igreja do Bom Jesus, Braga
22h00 - Igreja do Bom Jesus, Braga
23h00 - Prova de vinhos, Escadaria do Bom Jesus, Braga

21 JUNHO
22h00 - Igreja São Domingos, Viana do Castelo

22 JUNHO
21h30 - San Martín Pinario, Santiago de Compostela

23 JUNHO
22h00 - Igreja (Beneditina) da Nossa Senhora do Terço, Barcelos
22h00 - Igreja da Ordem Terceira de São Francisco, Ponte de Lima

24 JUNHO
18h00 - Igreja de Santa Maria de Landim, Vila Nova de Famalicão
22h00 - Igreja Nossa Senhora de Oliveira, Guimarães

+ info.: 252 301 650

mercoledì 30 maggio 2012

Lasciare l'orma: os passos de Filippo Juvarra na cidade de Lisboa

Conferência pela Prof.ª Giuseppina Raggi (CHAM, FSCH, UNL-UAç), no âmbito do 2º Ciclo de Conferências: Relações Luso-italianas na época medieval e moderna
Lisboa dos Italianos: Arte e História (Sécs. XIV-XVIII)

5 de Junho de 2012 | 18.00 | Museu Nacional de Arte Antiga
Rua das Janelas Verdes, 1249-017 Lisboa
Entrada Livre


Informações | e-mail

Organização
Em colaboração com: Ambasciata d'Italia, Sociedade de Geografia di Lisbona, Centro de História de Além-Mar, Museo Nacional de Arte Antiga

martedì 29 maggio 2012

RACCONTI DI NAUFRAGIO
di Carlo Colombo


Racconti di naufragio – 1
Historia tragico-marittima: la rivincita della letteratura
Come il contro canto di un’epopea diventa cifra dell’eroismo di un popolo

Racconti di naufragio – 2
Sogni di sogni: lo strano caso di Emilio Salgari e Fernando Pessoa

Racconti di naufragio – 2
Sogni di sogni: lo strano caso di Emilio Salgari e Fernando Pessoa

Sugli opposti modi di evadere, o finire vittima dei propri e altrui sogni

We are such stuff / As dreams made on; and our little life / Is rounded with a sleep
Noi siamo della stoffa / Di cui sono fatti i sogni; e la nostra piccola vita / È circondata di sonno
Somos do mesmo material / Do que se tecem os sonhos; nossa pequena vida / Está rodeada de sonho
(Shakesperare, La Tempesta)

Antilia, l'Isola delle Sette Città,
in una mappa del Quattrocento
“L’isola delle sette città[1] è esistita e fu creata dalla fantasia d’un pazzo?”. È una domanda singolare ad aprire un breve e disperso racconto di Emilio Salgari. “L’isola delle sette città” si trova nella raccolta “Per terra e per mare”, proposta dall’editore Aragno nel 2004. Narra la leggenda di una città sommersa e di un capitano che, partito alla sua conquista, si trova a vivere un sogno di cui resterà prigioniero. L’idea che la congiunzione coordinata abbia sostituito per errore una disgiuntiva non è improbabile. Poco più avanti, la scoperta dell’America viene anticipata all’inizio del XV secolo, evidentemente per un errore. Che l’autore o l’editore non si siano curati di sanarli, questi errori, ha poca importanza. Tanto più che il lettore finisce per scorgere un significato ulteriore, in quella coordinata: che la fantasia, anche di un pazzo, possa creare un’isola, fino a donarle la condizione dell’esistenza. A domanda, Salgari risponde: “Se si bada ai marinai portoghesi, parrebbe che [l’isola delle sette città] fosse realmente esistita, perché assicurano che quando il mare è limpido, intorno alle isole Canarie si scorgono talvolta, sotto le onde, delle enormi masse biancastre, che hanno la forma di chiese e di palazzi e nel convento di Oporto si mostra l'effige del cavaliere che ne fece la conquista. Comunque sia la leggenda è così interessante che ora ve la voglio narrare”. Gli elementi sono un vecchio naufrago, ridotto alla pazzia e tradotto alla corte di Enrico il navigatore, un cavaliere pronto a fare l’impresa, una ragazza amata e abbandonata, una maledizione e un nuovo naufragio. Proprio alla descrizione della tempesta, e al tentativo di don Fernando de Ulmo di domarla, è dedicata buona parte del racconto. Così Salgari interpreta per istinto narrativo la storia tragico-marittima delle scoperte portoghesi

Un altro tema lo lega invece a Pessoa: il sogno. Una volta naufragato, don Fernando si risveglia sull’isola leggendaria al cospetto del sovrano. Da secoli, costui era in attesa di un emissario del re di Portogallo, a cui cedere l’isola. L’ingresso di una principessa porta a compimento la maledizione, che porta don Fernando a risvegliarsi una seconda volta, invecchiato, nei panni del naufrago pazzo che aveva generato lo storia. Ora è lui ad essere ripescato e portato a Lisbona, dove alla corte di re Giovanni perpetuerà la leggenda dell’isola delle sette città. È la stessa logica del sognatore prigioniero dei sogni altrui, rappresentata da Fernando Pessoa nel dramma statico “Il marinaio” e risolta da Antonio Tabucchi, in un articolo che conclude la traduzione del testo pessoano (Einaudi, 1988). 

L’enigma ha i contorni di un sogno, riferito alle altre due, da una di tre donzelle che vegliano una quarta, morta. Il sogno riguarda un naufrago addormentato, che sogna a sua volta una patria mai avuta. Un giorno, sull’isola in cui il marinaio è naufragato, approda una nave, ma il marinaio non c’è più: “Forse è ritornato in patria. Ma in quale?”, si chiede una vagliatrice. Tabucchi trova la risposta in una sciarada: “Egli, che è sogno di un sogno – scrive del marinaio, – si libera sovvertendo il sogno, o ripercorrendolo in senso contrario, cioè sognando chi lo sogna”. Lo stesso artificio (in fondo cos’è una leggenda se non un sogno collettivo?) non riesce al protagonista del racconto di Salgari, che al contrario termina i suoi giorni scrutando il mare che bagna le Canarie, prigioniero di un sogno divenuto sortilegio: “Fu sepolto nella chiesa di Las Palmas e sulla sua tomba fu scolpito un vecchio che dall’alto della scogliera guarda il mare colle braccia incrociate.

E dell’isola delle sette città? Mistero sempre. Che fosse però realmente esistita verso il finire del XV secolo, nessuno lo pose mai in dubbio. I marinari portoghesi e gl’isolani delle Canarie affermano anche oggidì che in mezzo al mare dei Sargassi di quando in quando vedono sorgere dal profondo delle acque dei getti densi di vapore che fanno delle ecatombe di pesci e che poi emergono delle rupi che qualche tempo dopo torneranno a scomparire. Sono le rive dell’isola delle sette città, che in causa delle commozioni sotterranee vengono spinte verso la superficie? È probabile”. Il mistero, che sopravvive al naufrago di Salgari, è invece svelato, sebbene in maniera enigmatica, dal marinaio di Pessoa. Attraverso il sogno di una patria inesistente, egli si libera dal sogno che altri sognano di lui, fino a diventare reale: “Perché il marinaio non potrebbe essere l’unica cosa reale in tutto questo, e noi e tutto il resto solo un suo sogno?”, intuisce una vegliatrice. Nella risposta, la specifica di un dubbio risolutore: “Forse si muore perché non si sogna abbastanza”.

© Carlo Colombo


[1] Isola delle Sette Città è uno dei nomi attribuiti alla leggendaria Antilia, o Isola di San Brandano, dal nome del monaco irlandese avventuratosi nell’Atlantico alla ricerca del Paradiso Terrestre secondo la Navigatio Sancti Brendani Abbatis. Le carte quattrocentesche, come la nautica del Pizzigano del 1424 o quella di Battista Becario nel 1435, la collocano in prossimità delle isole Azzorre. Proprio una di queste, São Miguel, è stata per qualche tempo identificata con l’Isola delle Sette Città, a causa dei sette villaggi, noti appunto come Sete Cidades, che attorniano un lago interno di origine vulcanica. Nei secoli XV e XVI si ricordano almeno cinque spedizioni di navi portoghesi, partite alla ricerca della leggendaria isola. Le ultime furono condotte dai capitani Álvar Núñez Cabeza de Vaca e Francisco Vásquez de Coronado, che si concentrarono al largo della Florida. È probabile che le isole Antille rappresentino il risultato di tanti sforzi.

Bibliografia
Emilio Salgari, “Per terra e per mare”, Aragno, 2004
Fernando Pessoa, “Il marinaio” nella traduzione di A. Tabucchi, Einaudi, 1988

José de Almada Negreiros (1893 – 1970)
Retrato de Fernando Pessoa, 1964 - Olio su tela
Colecção Centro de Arte Moderna, Fundação Calouste Gulbenkian
Copyright © Laura Za

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