We are such stuff / As dreams made on; and our little life / Is rounded with a sleep
Noi siamo della stoffa / Di cui sono fatti i sogni; e la nostra piccola vita / È circondata di sonno
Somos do mesmo material / Do que se tecem os sonhos; nossa pequena vida / Está rodeada de sonho
(Shakesperare, La Tempesta)
Antilia, l'Isola delle Sette Città, in una mappa del Quattrocento |
Un altro tema lo lega invece a Pessoa: il sogno. Una volta naufragato, don Fernando si risveglia sull’isola leggendaria al cospetto del sovrano. Da secoli, costui era in attesa di un emissario del re di Portogallo, a cui cedere l’isola. L’ingresso di una principessa porta a compimento la maledizione, che porta don Fernando a risvegliarsi una seconda volta, invecchiato, nei panni del naufrago pazzo che aveva generato lo storia. Ora è lui ad essere ripescato e portato a Lisbona, dove alla corte di re Giovanni perpetuerà la leggenda dell’isola delle sette città. È la stessa logica del sognatore prigioniero dei sogni altrui, rappresentata da Fernando Pessoa nel dramma statico “Il marinaio” e risolta da Antonio Tabucchi, in un articolo che conclude la traduzione del testo pessoano (Einaudi, 1988).
L’enigma ha i contorni di un sogno, riferito alle altre due, da una di tre donzelle che vegliano una quarta, morta. Il sogno riguarda un naufrago addormentato, che sogna a sua volta una patria mai avuta. Un giorno, sull’isola in cui il marinaio è naufragato, approda una nave, ma il marinaio non c’è più: “Forse è ritornato in patria. Ma in quale?”, si chiede una vagliatrice. Tabucchi trova la risposta in una sciarada: “Egli, che è sogno di un sogno – scrive del marinaio, – si libera sovvertendo il sogno, o ripercorrendolo in senso contrario, cioè sognando chi lo sogna”. Lo stesso artificio (in fondo cos’è una leggenda se non un sogno collettivo?) non riesce al protagonista del racconto di Salgari, che al contrario termina i suoi giorni scrutando il mare che bagna le Canarie, prigioniero di un sogno divenuto sortilegio: “Fu sepolto nella chiesa di Las Palmas e sulla sua tomba fu scolpito un vecchio che dall’alto della scogliera guarda il mare colle braccia incrociate.
E dell’isola delle sette città? Mistero sempre. Che fosse però realmente esistita verso il finire del XV secolo, nessuno lo pose mai in dubbio. I marinari portoghesi e gl’isolani delle Canarie affermano anche oggidì che in mezzo al mare dei Sargassi di quando in quando vedono sorgere dal profondo delle acque dei getti densi di vapore che fanno delle ecatombe di pesci e che poi emergono delle rupi che qualche tempo dopo torneranno a scomparire. Sono le rive dell’isola delle sette città, che in causa delle commozioni sotterranee vengono spinte verso la superficie? È probabile”. Il mistero, che sopravvive al naufrago di Salgari, è invece svelato, sebbene in maniera enigmatica, dal marinaio di Pessoa. Attraverso il sogno di una patria inesistente, egli si libera dal sogno che altri sognano di lui, fino a diventare reale: “Perché il marinaio non potrebbe essere l’unica cosa reale in tutto questo, e noi e tutto il resto solo un suo sogno?”, intuisce una vegliatrice. Nella risposta, la specifica di un dubbio risolutore: “Forse si muore perché non si sogna abbastanza”.
E dell’isola delle sette città? Mistero sempre. Che fosse però realmente esistita verso il finire del XV secolo, nessuno lo pose mai in dubbio. I marinari portoghesi e gl’isolani delle Canarie affermano anche oggidì che in mezzo al mare dei Sargassi di quando in quando vedono sorgere dal profondo delle acque dei getti densi di vapore che fanno delle ecatombe di pesci e che poi emergono delle rupi che qualche tempo dopo torneranno a scomparire. Sono le rive dell’isola delle sette città, che in causa delle commozioni sotterranee vengono spinte verso la superficie? È probabile”. Il mistero, che sopravvive al naufrago di Salgari, è invece svelato, sebbene in maniera enigmatica, dal marinaio di Pessoa. Attraverso il sogno di una patria inesistente, egli si libera dal sogno che altri sognano di lui, fino a diventare reale: “Perché il marinaio non potrebbe essere l’unica cosa reale in tutto questo, e noi e tutto il resto solo un suo sogno?”, intuisce una vegliatrice. Nella risposta, la specifica di un dubbio risolutore: “Forse si muore perché non si sogna abbastanza”.
© Carlo Colombo
[1] Isola delle Sette Città è uno dei nomi attribuiti alla leggendaria Antilia, o Isola di San Brandano, dal nome del monaco irlandese avventuratosi nell’Atlantico alla ricerca del Paradiso Terrestre secondo la Navigatio Sancti Brendani Abbatis. Le carte quattrocentesche, come la nautica del Pizzigano del 1424 o quella di Battista Becario nel 1435, la collocano in prossimità delle isole Azzorre. Proprio una di queste, São Miguel, è stata per qualche tempo identificata con l’Isola delle Sette Città, a causa dei sette villaggi, noti appunto come Sete Cidades, che attorniano un lago interno di origine vulcanica. Nei secoli XV e XVI si ricordano almeno cinque spedizioni di navi portoghesi, partite alla ricerca della leggendaria isola. Le ultime furono condotte dai capitani Álvar Núñez Cabeza de Vaca e Francisco Vásquez de Coronado, che si concentrarono al largo della Florida. È probabile che le isole Antille rappresentino il risultato di tanti sforzi.
Bibliografia
Emilio Salgari, “Per terra e per mare”, Aragno, 2004
Fernando Pessoa, “Il marinaio” nella traduzione di A. Tabucchi, Einaudi, 1988
José de Almada Negreiros (1893 – 1970) Retrato de Fernando Pessoa, 1964 - Olio su tela Colecção Centro de Arte Moderna, Fundação Calouste Gulbenkian Copyright © Laura Za |
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