Come il contro canto di un’epopea diventa cifra dell’eroismo di un popolo
“E il naufragar m'è dolce in questo mare”. Con ogni probabilità, Giacomo Leopardi non conobbe che l’opera maggiore della letteratura portoghese. I Lusiadi di Luis Vaz de Camões sono presi e ripresi nello Zibaldone. Ne ‘La sera del dì di festa’ tornano versi del primo canto. Tuttavia, a echeggiare nell’ultimo verso dell’Infinito è un’altra opera, non meno suggestiva. La Historia tragico-maritima di Bernardo Gomes de Brito, è data per la prima volta alle stampe nel 1534. Inizia un genere letterario: il racconto di naufragio. L’eco di quelle pagine risuona nel Lord Jim di Conrad, come in Jonathan Swift, Jules Verne o in Manuel Garcia Marquez. Se oggi il naufragio è topos letterario, l’elemento di novità all’epoca non fu trascurabile. In Portogallo, l’epopea delle scoperte e l’apertura della Carriera das Indias aveva fin lì generato pagine di gloria. Era venuto il tempo di un contro canto. La rappresentazione di un disastro, autentico terrore di ogni marinaio, si prestò all’operazione messa in atto da un autore, la cui celebrità non fu mai tale da colmare, come per Camões, le lacune biografiche con aneddoti leggendari. In fondo, chi mostra l’opposto volto della luna splendente, non può chiedere troppe celebrazioni. Le cronache dei naufragi del galeone São João, della Conceição e della São Paulo sull’isola di Sumatra, della São Tomé, indecorosamente incagliata nella esotica Terra dei Fumi, o del São Francisco, salpato per il vicereame di Goa con una flotta meno sfortunata e disperso lungo il tragitto, smentiscono in parte le abilità marinare dei portoghesi. Di conseguenza, una certa curiosità dovevano destare le regioni per cui l’opera non venne mai osteggiata da un’Inquisizione all’apice della potenza, o di altre autorità sorveglianti sulla opportunità di pubblicare testi, almeno in apparenza tanto scarsamente celebrativi.
Fu Antonio Tabucchi ad appagarla per primo. Il saggio che conclude l’unica edizione italiana, Einaudi 1992, elenca e riassume le numerose licenze che accompagnano le altrettanto numerose ristampe della Historia. La più significativa sembra essere quella firmata nel 1734 da Francisco Xavier de Santa Teresa, accademico reale e chierico dell’ordine di San Francesco. Della raccolta dei cinque clamorosi naufragi, costui diede “due interpretazioni destinate a diventare costanti della cultura portoghese”. Così Tabucchi spiega il valore storico dei naufragi, nel contesto di una letteratura nazionale poggiata sui flutti e sulle onde: “Nella celebrazione di un eroismo senza ricompensa materiale (i tesori lasciati ‘no coração do Océano’), di un eroismo, dunque, per così dire gratuito, che vale in sé e per sé e non per ciò che conquista, egli [il censore, ndr] inizia l’interpretazione metastorica e misticheggiante che nel Novecento troverà il suo divulgatore nel Saudosismo e il suo geniale cantore nel Ferdinando Pessoa di Mensagem. Nella rivendicazione della superiorità di quell’Oceano […] definisce, forse inconsapevolmente, la fisionomia della storia del Portogallo, perlomeno dal Cinquecento ai giorni nostri: una storia che si è fatta sull’oceano e oltre l’oceano, voltando le spalle all’Europa, proiettata verso le civiltà extra-europee, in continua tensione e confronto con esse”. Lo stesso meccanismo sarà destinato a sottendere ogni naufragio che la letteratura europea sarà fatta carico di narrare. Per quanto sconfitto, c’è qualcosa di eroico nel semplice marinaio, o nel capitano, o nel poeta, a cui sia riservato in sorte di naufragare. È il fascino della sfida che l’uomo rinnova con gli elementi, l’ebbrezza di una rivalsa di questi su quello. Che si chiami divina punizione o umano errore, ha importanza secondaria. È il primato della fantasia che conta su ogni realtà. È la temerarietà dell’impresa, anche solo concepita, a soverchiare ogni considerazione sul risultato ottenuto. Singolare ed unico sarà quindi chi tenta di praticarla. Sia un paese europeo ed insieme extra-europeo come il Portogallo, o quel bizzarro eroe, sconfitto dai mulini a vento.
Fu Antonio Tabucchi ad appagarla per primo. Il saggio che conclude l’unica edizione italiana, Einaudi 1992, elenca e riassume le numerose licenze che accompagnano le altrettanto numerose ristampe della Historia. La più significativa sembra essere quella firmata nel 1734 da Francisco Xavier de Santa Teresa, accademico reale e chierico dell’ordine di San Francesco. Della raccolta dei cinque clamorosi naufragi, costui diede “due interpretazioni destinate a diventare costanti della cultura portoghese”. Così Tabucchi spiega il valore storico dei naufragi, nel contesto di una letteratura nazionale poggiata sui flutti e sulle onde: “Nella celebrazione di un eroismo senza ricompensa materiale (i tesori lasciati ‘no coração do Océano’), di un eroismo, dunque, per così dire gratuito, che vale in sé e per sé e non per ciò che conquista, egli [il censore, ndr] inizia l’interpretazione metastorica e misticheggiante che nel Novecento troverà il suo divulgatore nel Saudosismo e il suo geniale cantore nel Ferdinando Pessoa di Mensagem. Nella rivendicazione della superiorità di quell’Oceano […] definisce, forse inconsapevolmente, la fisionomia della storia del Portogallo, perlomeno dal Cinquecento ai giorni nostri: una storia che si è fatta sull’oceano e oltre l’oceano, voltando le spalle all’Europa, proiettata verso le civiltà extra-europee, in continua tensione e confronto con esse”. Lo stesso meccanismo sarà destinato a sottendere ogni naufragio che la letteratura europea sarà fatta carico di narrare. Per quanto sconfitto, c’è qualcosa di eroico nel semplice marinaio, o nel capitano, o nel poeta, a cui sia riservato in sorte di naufragare. È il fascino della sfida che l’uomo rinnova con gli elementi, l’ebbrezza di una rivalsa di questi su quello. Che si chiami divina punizione o umano errore, ha importanza secondaria. È il primato della fantasia che conta su ogni realtà. È la temerarietà dell’impresa, anche solo concepita, a soverchiare ogni considerazione sul risultato ottenuto. Singolare ed unico sarà quindi chi tenta di praticarla. Sia un paese europeo ed insieme extra-europeo come il Portogallo, o quel bizzarro eroe, sconfitto dai mulini a vento.
© Carlo Colombo
Bibliografia
Bernardo Gomes de Brito, Storia tragico-marittima, Einaudi, 1992
Il testo portoghese originale è consultabile su Google Book:
http://play.google.com/books/reader?id=xuDP7CFsM-MC&printsec=frontcover&output=reader&authuser=0&hl=it&pg=GBS.PR5
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