venerdì 24 dicembre 2010

Feliz Natal!

É sempre tempo de renovar e de viver em paz.
FELIZ NATAL!

Il più grande albero di Natale d'Europa.
Si trova a Lisbona, nella Praça do Comércio.

venerdì 17 dicembre 2010

MACRO Testaccio - PLUS ULTRA. Opere dalla Collezione Sandretto Re Rebaudengo

17 dicembre 2010 - 20 marzo 2011

Il MACRO – Museo d’Arte Contemporana di Roma, ospita per la prima volta nella capitale, una collettiva dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, con una importante selezione di artisti italiani e internazionali che hanno tracciato la storia dell’arte contemporanea dagli anni Ottanta a oggi. L’esposizione è curata da Francesco Bonami.

Con opere di João Onofre, uno dei massimi artsti portoghesi della nuova generazione. L’artista sarà presente all’inaugurazione di stasera.

(clicca sull'immagine per ingrandire)

MACRO e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presentano, dal 17 dicembre 2010 al 20 marzo 2011 al MACRO Testaccio, una selezione delle opere più importanti della Collezione Sandretto Re Rebaudengo nella mostra PLUS ULTRA, a cura di Francesco Bonami. Per la prima volta a Roma, una collettiva dalla collezione di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, con una importante selezione di artisti italiani e internazionali che hanno tracciato la storia dell’arte contemporanea dagli anni Ottanta a oggi. PLUS ULTRA presenta trentotto artisti con opere di pittura, scultura, video, fotografia, installazioni, creando un percorso articolato e approfondito sui linguaggi e le idee dell’arte di oggi. Fra i nomi presenti:John Bock, Thomas Demand, Damien Hirst, Pawel Althamer, Carsten Höller, Sarah Lucas, Tobias Rehberger, Piotr Uklanski, Cerith Wyn Evans, Maurizio Cattelan, Giuseppe Gabellone, Diego Perrone, Paola Pivi e Patrick Tuttofuoco.La Collezione è stata costruita raccogliendo opere di artisti prima che molti di loro esplodessero sul panorama internazionale con mostre nei principali musei e collezioni private del mondo. Un percorso di trent'anni di collezionismo, affiancato dalle ultime acquisizioni, con le opere di Tauba Auerbach, Hans-Peter Feldmann, Jon Kessler, Robert Kusmirowski, Goshka Macuga, Hugo Markl, João Onofre, Bojan Sarcevic, Piotr Uklanski. La mostra PLUS ULTRA è un evento promosso da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – Sovraintendenza ai Beni Culturali In Collaborazione con Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Con il supporto di Gioco del Lotto - Lottomatica.

Info
Luogo
MACRO Testaccio
Orario
da martedì a domenica ore 16.00 - 24.00Chiuso lunedì, 24-25 e 31 dicembre, 1 gennaio
Lunedì 6 e 27 dicembre 2010 e lunedì 3 gennaio 2011 il Museo sarà eccezionalmente
aperto al pubblico secondo il consueto orario e relativa tariffazione vigente.
Biglietto d'ingresso
Biglietto MACRO Testaccio
Intero: € 5,00
Ridotto: € 3,00
Biglietto cumulativo
MACRO Testaccio + la Pelanda e mostra "Labirinto Fellini"
Intero € 10,00
Ridotto € 6,00
Biglietto unico integrato
MACRO + MACRO Testaccio
Intero: € 10,00
Ridotto: € 8,00
Il biglietto è valido 7 giorni
Informazioni
06.0608 (tutti i giorni ore 9.00-21.00)
Organizzazione
MACRO
Con la collaborazione di
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Con il supporto di Gioco del Lotto - Lottomatica

giovedì 16 dicembre 2010

L’Associazione Culturale Luís de Camões riprende le sue attività

Sono state superate le difficoltà sull’uso del nome di Luís de Camões, scelto per denominare la nostra Associazione. Non esiste alcuna possibilità di confondere l’Associazione Culturale Luís de Camões con il prestigioso Instituto Camões, che è un Ente governativo portoghese, dipendente dal Ministero degli Esteri del Portogallo. La questione aveva sollevato dei dubbi, ed era giusto approfondirli.
Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a chiarire la situazione, consentendoci di riprendere con serenità, e rinnovata passione, la nostra azione di divulgazione della cultura portoghese in Italia.
Ricordiamo, in particolare, tutti gli amici che negli ultimi mesi hanno sostenuto la nostra Associazione, in Italia e in Portogallo, con iniziative, prese di posizione, consigli e incoraggiamenti.
Una menzione speciale va all’editore Vincenzo Ursini, Presidente dell’Accademia dei Bronzi, che si è offerto di pubblicare in Italia, a sue spese, un libro di uno scrittore portoghese che ha aderito alla nostra iniziativa.

A tutti il nostro più sentito grazie!
Domenico Condito
Responsabile dell’Associazione Culturale Luís de Camões

Il Portogallo è grande

In edicola e libreria il numero di LIMES (5/2010), rivista italiana di geopolitica, dedicato al Portogallo.


Limes Mappa Mondi - Da Vasco de Gama alla lusosfera. Alba e tramonto dell'Occidente visti dal faro di Lisbona. Con l'ambasciatore portoghese Fernando d'Oliveira Neves, il direttore di Limes Lucio Caracciolo. Conduce Laura Pertici – GUARDA IL VIDEO

Indice della rivista:

EDITORIALE - Dalla Torre di Belém

PARTE I - L'IMPERO DOPO L'IMPERO

Mario G. LOSANO - Oceano, il mondo visto da Lisbona
La lunga parabola della geopolitica portoghese è segnata dalla pulsione ultramarina e dalla pressione iberica. La differenza con la Spagna, una necessità esistenziale. Pensatori e strateghi dell'età dell'impero. Dimensione sud-atlantica e lusofonia.
José FREIRE NOGUEIRA - Il 'Grande Spazio' nell'immaginario geopolitico portoghese
Per Lisbona l'estensione territoriale ha sempre rappresentato un fattore di potenza. Le direttrici oceaniche, il Brasile, i possedimenti africani: che cosa resta di una geostrategia ambiziosa quanto realistica. Il timore di finire sotto la Spagna.
António SILVA RIBEIRO - A che ci serve il mare
Le grandi potenze hanno scatenato una corsa agli oceani simile a quella che due secoli fa culminò nella spartizione dell'Africa. Come proteggere gli interessi del Portogallo, paese atlantico, in una competizione che rischia di travolgerci.
Armando MARQUES GUEDES - La lusofonia nella partita del Sud-Atlantico
Sullo strategico bacino dell'Atlantico meridionale si affacciano cinque paesi lusofoni, Brasile e Angola in testa. I quali rischiano di restare tagliati fuori dalle manovre delle potenze esterne. Le poste in gioco energetiche.
António Paulo DUARTE - Portugal maior
La percezione dello spazio nella geopolitica portoghese, dalle origini ad oggi. L'oceano come territorio imperiale. Il sistema di interazioni fra Lisbona e l'Oltremare. Il vettore della lusofonia. Un soggetto mondiale più che europeo.
José Alberto LOUREIRO DOS SANTOS - Il modo portoghese di fare la guerra
Nella tradizione militare lusitana spicca la propensione alla guerriglia. Le lezioni delle campagne di controsovversione condotte tra il 1961 e il 1974 in Angola, Guinea e Mozambico restano attuali. E oggi sono molto utili nelle operazioni Nato.
Roberto VECCHI - Il molo estremo
Tra desiderio e rimorso, il destino europeo del Portogallo. L'ambivalenza identitaria di un paese che continua a coltivare - e talvolta ad abbellire - la propria memoria imperiale. La zattera di Saramago e lo sguardo dell'Europa secondo Lourenço.
Hélder MACEDO - Nazione versus impero
Le vere capitali dello spazio portoghese erano in Brasile e in India, come dimostra la 'disobbedienza civile' dei viceré. Un esercizio imperiale che impoveriva la metropoli e arricchiva le oligarchie. La fortuna di Lisbona è di essersi emancipata dalle colonie.
António RUSSO DIAS - La riscossa della lusofonia
Conversazione con António RUSSO DIAS, rappresentante permanente del Portogallo presso la Comunità dei paesi di lingua portoghese (Cplp) a cura di José FREIRE NOGUEIRA.
António HORTA FERNANDES - Il Portogallo nella storia del sapere geopolitico
È solo negli ultimi due secoli che si configura in Occidente l'effettiva sovranità degli Stati, premessa delle teorie e delle prassi geopolitiche. In terra lusitana si producono prima che altrove le condizioni che favoriscono tale sviluppo. Come nasce la nostra frontiera.
Luis TOMÉ - Born to Nato
Le strategie di sicurezza e difesa del Portogallo ruotano intorno all'Alleanza Atlantica. Lisbona partecipa attivamente agli obiettivi e alle trasformazioni del blocco occidentale. Con occhio attento alle regioni storicamente affini e agli umori dell'Ue.
Paula MONGE - La difesa europea per un paese atlantico
Lisbona è impegnata nello sviluppo delle politiche di sicurezza comunitarie, per non restare confinata nella periferia del continente. Ma sempre a partire dal vincolo Nato. Il rischio di una competizione fra l'Alleanza Atlantica e Unione Europea.

PARTE II - OMBRE E LUCI DEL RETTANGOLO

João RODRIGUES - Un paese diseguale destinato a impoverirsi?
Il Portogallo non cresce più da anni. La crisi globale ha messo in evidenza la disfunzionalità dell'euro, che favorisce il nucleo centrale del continente a scapito delle periferie. Le ricette europee di austerità non aiutano. Le alternative possibili.
José Félix RIBEIRO - Una piccola economia dalle grandi ambizioni
1986: con l'ingresso nella Cee inizia la modernizzazione che, in un quarto di secolo, ha cambiato il volto del Portogallo. Oggi il paese è più ricco, ma non meno periferico. La crisi offre una nuova opportunità di riscatto. Che Lisbona è decisa a sfruttare.
Roberto BELLINZONA - Lisbona e Madrid separate in casa
Negli ultimi trent'anni, Spagna e Portogallo hanno preso strade opposte: la prima ha consumato il suo miracolo, il secondo è rimasto, nel complesso, un paese arretrato. Ora la crisi rimescola le carte e impone loro di collaborare. Ammesso che ne siano capaci.
Carlos ZORRINHO - L'innovazione come antidoto alla crisi
Informatica, ricerca, formazione, energie rinnovabili: Lisbona punta tutto sul futuro per scongiurare il declino economico e la marginalità geopolitica. I progressi ci sono, ma la crescita langue. Numeri e obiettivi della strategia di rilancio.
João FREIRE - La breve parabola dell'Estado social
Con la fine dell'èra salazarista, la spesa pubblica portoghese muta radicalmente. Gli alti esborsi per sicurezza e difesa lasciano il posto a una crescita esponenziale dello Stato sociale. Che ora, però, appare sempre meno sostenibile.
Luca DEL BALZO DI PRESENZANO - Perché non possiamo non vedere il Portogallo
Dall'antica Roma ai connubi dinastici, dalla Nato all'Unione Europea, la parabola delle relazioni italo-portoghesi. Il retaggio imperiale fa di Lisbona una porta verso i paesi lusofoni emergenti, a cominciare dal Brasile. Le affinità culturali.

PARTE III - TRA IBERIA E LUSOSFERA

Enrique VILA-MATAS - La città che naviga
Roberta SCIAMPLICOTTI - Olivenza o Olivença?
Il destino in una letteraNel 1801 la Spagna conquistò la città portoghese e la zona circostante. Il Portogallo ne ottenne la restituzione al Congresso di Vienna, ma i 453 km² contesi restano a tutt'oggi spagnoli. Una disputa geopolitica che riecheggia antiche rivalità iberiche.
Miguel DE UNAMUNO - Un popolo suicida
(presentazione di Danilo MANERA)
Maria DO CÉU PINTO - Lisbona riscopre il Mediterraneo
Il Portogallo guarda al Nordafrica, attratto dal boom economico del Maghreb e dalla crescente dimensione comunitaria del mare nostrum. Commercio e diplomazia bilaterale prosperano, ma manca ancora una strategia. Il fattore energetico.
Catia DOS SANTOS - Capo Verde, una perla atlantica che fa gola a molti
I rapporti di Lisbona con l'ex colonia sono ottimi. Ma l'integrazione nell'Ue o addirittura il ritorno all'ex madrepatria sono assai improbabili. Il ruolo della lusofonia, gli interessi strategici europei e quelli americani: Praia come sede di Africom?
Marco MARINUZZI - Macao, la Cina latina
L'ex colonia portoghese è un ibrido culturale e amministrativo che conserva le sue peculiarità, ma guarda al continente. Le vicende storiche. I rapporti con Lisbona. Il ruolo di ponte tra Cina, Ue e Mercosur. Non c'è alternativa all'integrazione regionale.
Nuno CANAS MENDES - Timor, meu amor!
Eredità storiche, legami emotivi, ambizioni internazionali, Realpolitik. L'ostinata attenzione del Portogallo all'ex colonia è frutto di un mix di ragione e sentimento. Dove il secondo ha la meglio.
Luís ELIAS - L'incerto futuro di Timor Est
Povertà, disoccupazione, corruzione e malgoverno sono solo alcuni dei mali che affliggono la giovane democrazia timorense. Il ruolo dell'Onu. Il risiko degli aiuti internazionali. C'è spazio per il Portogallo?
Omar GHIANI - Portoghesi (poco) uniti d'America
Provenienti soprattutto dalle Azzorre, i componenti della lobby lusitana negli Stati Uniti non hanno saputo consolidare la propria influenza nella vita politica americana. Divise e lontane, le folte comunità sono destinate a un'inesorabile integrazione.

La Lusosfera

Fiabalandia – Intercultura: Una stella – Uma estrela, di Manuel Alegre

Testo in edizione bilingue
Illustrazioni a colori di Katiuscya Dimartino
Traduzione di Maria Luisa Cusati

Scritto da una delle voci più importanti della cultura portoghese, Manuel Alegre, e tradotto da Maria Luisa Cusati, è un racconto che parla di Natale ed esilio, di tradizioni lontane e nostalgia, saudade.

Il libro
«Tutti gli anni a Natale, io andavo a Betlemme. Il viaggio iniziava in dicembre, all’inizio delle feste […] Iniziavamo con il raccolto del muschio: il cesto si riempiva lentamente, mentre la nonna iniziava a montare il presepe…apparivano montagne, pianure, fiumi, laghi. Era una nuova creazione del mondo. E tutte le strade portavano a Betlemme. […]
[…] quello della nonna era più di un presepe: era una peregrinazione, un viaggio magico o se volete, un miracolo. […]
Ma magica, veramente magica, era la nonna. Era lei che faceva il miracolo della trasfigurazione, portava il Natale dentro casa e ci portava tutti fino a Betlemme. […] La stella era in cielo, dentro casa, dentro noi. Grazie alla nonna, brillava. Grazie alla sua magia Betlemme si trovava in casa. E anche la casa era andata a Betlemme.
Molto tempo dopo, ma proprio molto tempo dopo, io mi trovavo in esilio».

Il ricordo poetico del “rito” del presepe: una tradizione familiare, che ha la forza di scaldare il cuore, anche di chi – a volte costretto – si trova lontano dal proprio paese e dalla propria famiglia per motivi diversi...
Alla fine del racconto un viaggio nelle consuetudini che scandiscono la vita e le feste delle famiglie di altre tradizioni (ebraiche, islamiche, indiane…) e i contributi di Maria Luisa Cusati e Donatella Trotta per conoscere questo importante autore della cultura portoghese.
Una storia emozionante, che coinvolge TUTTI: l’importanza delle tradizioni familiari, che uniscono gli uomini, superando le distanze e le differenze di fedi e tradizioni.
«Delle volte io andavo verso la finestra e vedevo il riflesso di una stella e non riuscivo a distinguere se era la stella della sala o una stella del cielo: era una stella nuova, una stella d’argento, una stella che ci guidava. In cielo, nella sala, in Giudea, forse dentro di noi».

L’autore
Manuel Alegre è una delle voci più significative della cultura portoghese contemporanea, prima perseguitato dal regime salazarista – e per questo costretto all’esilio – poi poeta-deputato. Intellettuale e uomo politico, è considerato uno dei massimi scrittori contemporanei: molti dei suoi libri (anche per bambini) sono stati tradotti in diversi paesi. Vicepresidente dell’Assemblea della Repubblica Portoghese, nel 2005 si è candidato alla Presidenza della Repubblica come indipendente.

L’illustratore
Katiuscya Dimartino si occupa di arte e editoria dedicandosi come professionista anche al campo dell’illustrazione ed entrando a far parte, dal 2008 a oggi, dell’Annuale degli Illustratori Italiani.


Fernando Pessoa

di Domenico Condito

Fernando Pessoa, poeta e scrittore portoghese, è universalmente riconosciuto come uno degli esponenti più significativi della letteratura del XX secolo.

Nacque a Lisbona nel 1888 e vi morì nel 1935. I suoi genitori (nella foto a sinistra) furono Joaquim de Seabra Pessoa, funzionario pubblico del Ministero della Giustizia e critico musicale del Diário de Notícias, e Maria Magdalena Pinheiro Nogueira, originaria delle Azzorre. Il padre morì a soli 43 anni per tubercolosi, lasciando la moglie, il piccolo Fernando e suo fratello Jorge, che sarebbe morto prima di compiere un anno di vita. Qualche tempo dopo la madre passò in seconde nozze e la famiglia si trasferì a Durban, in Sudafrica, dove il patrigno era Console del Portogallo. Qui Pessoa trascorse gran parte della sua infanzia e adolescenza, e imparò l’inglese che divenne la sua seconda lingua. Rientrò a Lisbona nel 1905 per laurearsi in Lettere, ma lasciò gli studi universitari per lavorare come corrispondente commerciale in ditte di import-export, impiego che svolse dal 1908 fino alla morte.

Se la sua vita privata si svolse nella routine quotidiana dell’impiegato di concetto, Pessoa fu un protagonista assoluto della scena letteraria portoghese, con la creazione di movimenti d’avanguardia e di riviste che rinnovarono e animarono la vita culturale del suo paese per più di un trentennio. Ricordiamo a questo proposito la sua collaborazione a riviste come Orpheu e Portugal futurista, dove pubblicò scritti teorici e critici, e la sua amicizia con importanti esponenti della cultura del suo tempo, come il poeta Sá-Carneiro e il pittore Almada Negreiros.

Fra i suoi precursori si possono annoverare Camilo Pessanha e Cesário Verde, ma la figura di Pessoa rimane fra le più singolari della letteratura portoghese ed europea. Sviluppò una conoscenza profonda della filosofia romantica (Schopenhauer, Nietzsche) e del simbolismo francese, e coltivò interessi per la Cabbala e la tradizione teosofica e occultistica. Nella sua Nota biografica, Pessoa si definisce “iniziato, per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, nei tre gradi minori dell’(apparentemente estinto) Ordine Templare di Portogallo”.
Dedicò tutta la sua vita alla progettazione di una vasta opera che non giunse mai a pubblicare in volume, limitandosi alla pubblicazione su riviste e giornali di testi poetici, estetici e filosofici firmati oltre che col suo nome con quelli dei suoi “eteronimi”. Quest’ultimi non vanno intesi come “pseudonimi” di un unico scrittore, ma come “proiezioni” aventi ciascuna vita autonoma. A tutti costoro, Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Álvaro de Campos, A. Pacheco, e tanti altri, costruì una biografia e una personalità, e persino le rispettive caratteristiche ideologiche e stilistiche, facendoli muovere nell’ambiente letterario portoghese come se si trattasse di personaggi reali. A questi personaggi si aggiunge naturalmente il Pessoa “ortonimo”, che scrive e si firma con il proprio nome, utilizzando metri brevi e in prevalenza rimati. Tutti “costoro” sono talvolta in contrasto fra di loro, ma la loro polemica rappresenta il drama em gente (dramma fatto persona) che riassume la vicenda letteraria dell'autore, ed esplicita sul piano formale la complessità occulta in ogni uomo.

Nella lettera indirizzata ad Adolfo Casais Monteiro, il 13 gennaio 1935, a proposito della genesi dei suoi eteronimi Pessoa scrive: « L'origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. [...] L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso».
Sempre nella stessa lettera, descrive la nascita del suo primo eteronimo: « Un giorno in cui avevo definitivamente rinunciato — era l'8 marzo 1914 — mi sono avvicinato da un alto comò e, prendendo un foglio di carta, mi sono messo a scrivere, all'impiedi, come faccio ogni volta che posso. E ho scritto circa trenta poesie di seguito, in una specie di estasi di cui non riesco a capire il senso. Fu il giorno trionfale della mia vita e non potrò mai averne un altro come quello. Cominciai con un titolo: O Guardador de Rebanhos (Il Guardiano di greggi). E quello che seguì fu la nascita in me di qualcuno a cui diedi subito il nome di Alberto Caeiro. Scusate l'assurdità di questa frase: il mio maestro era sorto in me ».

Quasi tutte le sue opere furono pubblicate postume a partire dal 1942. L'unica opera che pubblicò quando era ancora in vita fu Mensagem (1934), una raccolta di poesie che riprende il tema messianico del destino imperiale e oceanico del Portogallo, secondo la prospettiva del sebastianismo. Ma la stessa tradizione profetica e millenaristica del Quinto Impero viene reinterpretata sul piano filosofico ed esistenziale, superando la tentazione di un misticismo storico di carattere nazionalista e annunciando l’avvento di un Impero spirituale.

Scrisse anche testi polizieschi, vari poemi in lingua inglese e l'opera in un atto O Marinheiro, che l’autore definì “dramma statico”. Il dramma è ambientato in un vago Medioevo dal sapore maeterlinckiano. Le protagoniste sono tre donne che vegliano il cadavere di una fanciulla alla luce della luna, intessendo un dialogo metafisico sul tema dell'attesa: tutta la vita è attesa di un evento incomprensibile, forse della morte.

Fra le opere maggiori di Pessoa, si collocano senz’altro le poesie di Álvaro de Campos, le Odi di Ricardo Reis e i Sonetti e le Canzoni dell’ortonimo.
Nelle Poesie di Álvaro de Campos il poeta indaga il senso della vita moderna e mette in luce le contraddizioni insite in ogni forma di convivenza umana, affrontando anche il tema del mare e dell’ambiguità dell’Eros. I toni possono essere violenti e tumultuosi, ma fanno da contrappeso il sottile senso dell’ironia e della solitudine che pur attraversano tutta l’opera.
Nelle Odi di Ricardo Reis la concezione pagana e precristiana della caducità dell’esistenza si fonde a una profonda metafisica dell’amore, con versi di una prodigiosa essenzialità; mentre nei Sonetti e nelle Canzoni dell’ortonimo prevalgono il ragionamento filosofico e i temi autobiografici, con una densità di linguaggio che non ha eguali in tutto lo sviluppo della lirica del Novecento, da Rimbaud e Mallarmé a Eliot e Montale. Sono le opere per cui Pessoa è riconosciuto come uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, paragonabile per il suo valore a Camões, ma anche come il poeta più rappresentativo del XX secolo, accanto a Pablo Neruda.

Opere in italiano di Fernando Pessoa:

Fernando Pessoa. "Il marinaio", nella traduzione di Antonio Tabucchi, Torino, editore Einaudi tascabili, collana "Scrittori tradotti da scrittori", 1988 (testo in portoghese a fronte).
Aforismi sull'arte, trad. e nota di Sandro Naglia, in Micromega, n° 5, 1997.
Alla memoria del Presidente-Re Sidónio Pais, saggio introduttivo e traduzione di Brunello De Cusatis, Roma, Antonio Pellicani, 1997, pagine 70, titolo originale À Memória do Presidente-Rei Sidónio Pais.
Chuva Oblíqua: dall'Infinito turbolento di Fernando Pessoa all'Intersezionismo portoghese, traduzione di Luciana Stegagno Picchio, Pisa, Quaderni Portoghesi n. 2, autunno 1977, pp. 27-63.
Da Il guardiano di greggi di Alberto Caeiro, Poema Ottavo, Ed. Maria José de Lancastre, trad. Marco Forti, in "Almanaco dello Specchio", nº 9, pp. 70-81, Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1980.
De Pessoa a Oliveira, La Moderna Poesia Portoghese – Modernismo, Surrealismo, Neorealismo, ed. Giuseppe Tavani, Milano, Ed. Accademia, 1973.
Due racconti del mistero, trad. Amina Di Munno, Genova, Herodote Ed., 1983, 74 p.
Epitaffi, trad. Sandro Naglia, in: Micromega n° 3/2001.
Epitalamio, trad. Sandro Naglia, Pescara, Edizioni Tracce, 1994.
Faust, ed. Maria José de Lancastre, Torino, Einaudi, 1995, 135 p. Tit. orig. Fausto. Tragédia Subjectiva.
Imminenza dell'ignoto, trad. Luigi Panarese, Milano, Ed. Accademia, 1972.
Fernando Pessoa. Una sola moltitudine, trad. Antonio Tabucchi, collab. Maria José de Lancastre, Milano, Adelphi, 1979, portoghese/italiano.
Il banchiere anarchico, a cura di Ugo Serani, Firenze, Passigli Editori, 2001, pp. 93.
I trentacinque sonetti, a cura di Ugo Serani, Firenze, Passigli Editori, 1999, pp. 93.
La divina irrealtà delle cose. Aforismi e dintorni, edizione e prefazione di Richard Zenith, trad. di Guia Boni, Firenze, Passigli Editori, 2004, pp. 109.
Lettera a un poeta, Ed. Sandro Naglia, in "Micromega" n°5/2006
Lettere alla fidanzata, con una testimonianza di Ophélia Queiroz, Ed. Antonio Tabucchi, Milano, Adelphi Edizioni, 1988, 124 p. - Tit. orig.: Cartas de amor de Fernando Pessoa.
Lisbona: quello che il turista deve vedere, trad. Ugo Serani, Roma, Biblioteca del Vascello, 1995, 100 p. Tit. orig. Lisbon: What the tourist should see.
Mumia, Pisa, Quaderni Portoghesi, Autunno 1977, pp. 69-73.
Novelle poliziesche, trad. Roberto Mulinacci e Amina Di Munno, Firenze, Passigli Editori, 199, 141 p. Tit. orig. A Very Original Dinner, Novelas Policiárias. ISBN 88-368-0546-9.
Pagine di letteratura portoghese (antologia), trad. P. A. Jannini, Milano, Nuova Accademia, 1955, pp. 384-393.
Poesia (Trad. 4 poemas de Pessoa), in Poesia, Quaderno Secondo, pp. 370-373, Milano, Mondadori, 1945.
Poesia di Fernando Pessoa, Cronistoria della vita e delle opere, ed. Luigi Panarese, Milano, Lerici Editori, 1967, portoghese/italiano.
Le poesie di Ricardo Reis, trad. Laura Naldini e Virginiaclara Caporali, con testo a fronte, Firenze, Passigli, 2005. Premio "Leone Traverso" nella 36ª edizione 2006 del "Premio Monselice per la traduzione".
Politica e Profezia. Appunti e Frammenti 1910-1935, a cura di Brunello De Cusatis, Roma, Antonio Pellicani, 1996, 348 p.
Quartine di gusto popolare, introduzione di S. Naglia, trad. di Sandro Naglia e Mariavittoria Altieri, Pescara, Tracce, 1992 (ried. Pescara/Roma, Tracce/L'Unità, 1999).
Racconti dell'inquietudine, a cura di Piero Ceccucci, traduzioni di Orietta Abbati, Piero Ceccucci, Laura Naldini, Giorgio De Marchis, Simone Celani, Milano, BUR, 2007, 288 p.
Scritti di sociologia e teoria politica, a cura di Brunello De Cusatis, Roma, Settimo Sigillo, 1994, 222 p.
Una sola moltitudine, ed. Antonio Tabucchi/Maria José de Lancastre, Milano, Adelphi Edizione, 1979, portoghese/italiano
Il sonetto portoghese, dalle origini ai nostri giorni (trad. de dois sonetos de Passos da Cruz), trad. Leo Negrelli, Firenze, Il Fauno Ed., 1964.
Tre saggi di critica letteraria, ed. Sandro Naglia, in: "Tracce" n° 42-43, giugno 1996.
Tre sonetti di Fernando Pessoa, trad. Luigi Panarese, Firenze, "Quartiere" n.º 3.
L'ultima maschera di Fernando Pessoa: le «Quadras ao gosto popular», trad. Silvano Peloso, in: Quaderni Portoghesi, n.º 2, pp. 127-147. Milano, Autunno 1977.
Ultimatum e altre esclamazioni, ed. Ugo Serani, Roma, Biblioteca del Vascello, 1994, 111 p.
L’ultimo sortilegio, trad. Carmen Radulet, Milano, "Quaderni Portoghesi", n.° 2, Autunno 1977, pp. 108
Poesie di Fernando Pessoa, edizioni Passigli.
Economia & Commercio. Impresa, monopolio, libertà, a cura di Brunello De Cusatis, postfazione di Alfredo Margarido, Roma, Ideazione Editrice, 2000, pp. 283.
I racconti / Fernando Pessoa, Firenze, Passigli, 2005, 220 p. (contiene, in trad. italiana: A hora do Diablo (trad. di Roberto Mulinacci), O banqueiro anarquista (trad. di Ugo Serani), A very original dinner, Novelas policiárias (trad. di Amina Di Munno).
Pagine Esoteriche, Adelphi edizioni, Milano, 1997, A cura di S.Peloso
Il libro dell'inquietudine, a cura di Maria José de Lancastre, prefazione di Antonio Tabucchi, trad. di Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi, Milano, Feltrinelli, 1996.
Il libro dell'inquietudine, Newton & Compton Editori, Roma, 2006, a cura di Piero Ceccucci, traduzione di Piero Ceccucci e Orietta Abbati.
Saggi sulla lingua, cura e trad. di Simone Celani, Il filo, Roma, 2006.
Il caso Vargas, cura e trad. di Simone Celani, Il filo, Roma, 2006.
Pagine di Estetica, a cura di Micla Petrelli, Quodlibet, Macerata, 2007.
Racconti dell'inquietudine, a cura di Piero Ceccucci, tr. di Piero Ceccucci, Orietta Abbati, Laura Naldini, Giogio De Marchis, Simone Celani, BUR/Rizzoli, Milano, 2007.
Poesie, a cura di Piero Ceccucci, Prefazione di José Saramago, BUR/Rizzoli, Milano, 2009.
Il mondo che non vedo, a cura di Piero Ceccucci, Postfazione di José Saramago, trad. di Piero Ceccucci e Orietta Abbati, BUR/Rizzoli, Milano, 2009.
Il banchiere anarchico, introduzione di Fulvio Abbate, Nova Delphi Libri, Roma 2010.

La mia patria è la lingua portoghese...

di Fernando Pessoa

“Non piango per nessuna cosa che la vita porti o rapisca. Invece ci sono pagine di prosa che mi hanno fatto piangere. Mi ricordo, come se lo vedessi, la sera in cui, da bambino, lessi per la prima volta in un’antologia il celebre passo di Vieira sopra re Salomone: “…Eresse un palazzo…” E lessi fino alla fine, tremante, confuso; poi scoppiai in lacrime felici, come nessuna felicità reale mi farà piangere, come nessuna tristezza della vita mi farà imitare. Quel movimento ieratico della nostra chiara lingua maestosa, quell’esprimersi delle idee in parole inevitabili – scorrere di acqua perché esiste declivio, quello stupore vocalico in cui i suoni sono colori ideali: tutto questo mi offuscò per istinto come una grande emozione politica. E, l’ho detto, piansi: oggi, ripensandoci, piango ancora. Non è, no, la nostalgia dell’infanzia, della quale non ho nostalgia; è la nostalgia dell’emozione di quel momento, il rimpianto di non poter più leggere per la prima volta quella grande certezza sinfonica.
Non ho alcun sentimento politico o sociale. Eppure ho, in un certo senso, un alto sentimento patriottico. La mia patria è la lingua portoghese. Non m’importerebbe niente se invadessero od occupassero il Portogallo, a condizione che non mi disturbassero personalmente. Ma odio, con un odio vero, con l’unico odio che sento, non chi scrive male il portoghese, non chi non sa la sintassi, non chi scrive con un’ortografia semplificata, ma la pagina scritta male, come se fosse una persona vera; la sintassi sbagliata come se fosse qualcuno da picchiare; l’ortografia senza ipsilon, come uno sputo diretto che mi fa schifo indipendentemente da chi sputa.
Si, perché anche l’ortografia è una persona. La parola è completa se vista e sentita. E la gala della traslitterazione greco-romana me la veste col suo vero manto regio, per il quale è signora e regina”.

Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, Milano, Impronte/Feltrinelli, 1996, p. 252.

José de Almada Negreiros (1893 – 1970)
Retrato de Fernando Pessoa, 1964 - Olio su tela
Colecção Centro de Arte Moderna, Fundação Calouste Gulbenkian
Copyright © Laura Za

Minha patria é a lingua portuguesa


“Não chóro por nada que a vida traga ou leve. Há porém paginas de prosa me teem feito chorar. Lembro-me, como do que estou vendo, da noute em que, ainda creança, li pela primeira vez numa selecta, o passo celebre de Vieira sobre o Rei Salomão, "Fabricou Salomão um palacio..." E fui lendo, até ao fim, tremulo, confuso; depois rompi em lagrimas felizes, como nenhuma felicidade real me fará chorar, como nenhuma tristeza da vida me fará imitar. Aquelle movimento hieratico da nossa clara lingua majestosa, aquelle exprimir das idéas nas palavras inevitaveis, correr de agua porque ha declive, aquelle assombro vocalico em que os sons são cores ideaes - tudo isso me toldou de instincto como uma grande emoção politica. E, disse, chorei; hoje, relembrando, ainda chóro. Não é - não - a saudade da infancia, de que não tenho saudades: é a saudade da emoção d'aquelle momento, a magua de não poder já ler pela primeira vez aquella grande certeza symphonica.
Não tenho sentimento nenhum politico ou social. Tenho, porém, num sentido, um alto sentimento patriotico. Minha patria é a lingua portuguesa. Nada me pesaria que invadissem ou tomassem Portugal, desde que não me incommodassem pessoalmente, Mas odeio, com odio verdadeiro, com o unico odio que sinto, não quem escreve mal portuguez, não quem não sabe syntaxe, não quem escreve em orthographia simplificada, mas a pagina mal escripta, como pessoa própria, a syntaxe errada, como gente em que se bata, a orthographia sem ípsilon, como escarro directo que me enoja independentemente de quem o cuspisse”.

DIZER POESIA - Isabel Branco e la grande poesia lusofona alla RDP Internacional

Tutti i venerdì, alle 01.30, 15.30 e 00.13, ora italiana.
di Domenico Condito

La poesia è sempre un dono speciale. E’ per questo che ricordo il giorno del mio incontro con la poetessa Isabel Branco: era il 17 aprile del 2009. Mi trovavo negli studi della RTP - Rádio e Televisão de Portugal, per il reportage televisivo sulla ricerca storica che avevo realizzato a Lisbona. Trascorremmo insieme il pomeriggio, visitando gli studi della RTP, dove Isabel lavora ormai da anni. Parlammo molto, e quell’incontro è fra le esperienze più care che ho vissuto in Portogallo. Le parole di Isabel fluivano semplici e profonde, e tutto risultava più vivo e naturale alla luce della sua sensibilità, del suo tono “azzurro”, come lo definisce Diego Martinez Lora. Era la “magia” di un’anima capace di cogliere la verità multiforme e stupefacente della vita anche nei risvolti più consueti del quotidiano. Ci salutammo con un forte abbraccio, che mi rese partecipe per sempre del suo universo umano e poetico. Tutto ciò avvenne in Portogallo, un paese, l’unico al mondo, che ha istituito una festa nazionale per celebrare il suo maggiore poeta, Luís de Camões.
Non mi sorprende, allora, che Isabel conduca oggi un programma sulla poesia alla RDP Internacional, la radio di lingua portoghese più ascoltata al mondo. La poetessa guida gli ascoltatori alla scoperta dei poeti del mondo lusofono; lei che, nata in Angola, ha conosciuto gli orrori della guerra e il dramma della separazione da quel paese che amerà per sempre.
Il programma, DIZER POESIA, va in onda ogni venerdì sulla RDPI, alle 01.30, 15.30 e 00.13, ora italiana. In Italia è possibile seguire il programma online (in diretta o registrato) sul sito della RTP, Rádio e Televisão de Portugal, o attraversola TV satellitare, piattaforma Sky, dopo aver effettuato la ricerca dei canali stranieri con il decoder.

DEZ DEGRAUS ATÉ AO SOL

Um dia, o meu sol brilhará
e em centelhas de azul,
em pedacinhos se repartirá.
Trilhados no limiar da dor,
da poesia e do eterno amor,
dez degraus... ascendentes a sul,
serão meu longo caminho até lá.
De imanências tais surgirá
em radiosa fonte de luz e calor
e de mim, para o mundo, restará.

Isabel Branco, Dez Degraus até ao Sol, Editorial 100, Vila Nova de Gaia 2007, p. 6

Domenico Condito e Isabel Branco
negli studi della RTP - Rádio e Televisão de Portugal

mercoledì 3 novembre 2010

Actualidade do antifascismo cultural de Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini, escritor, poeta e cineasta italiano, foi assassinado no dia 2 de Novembro de 1975. O seu corpo tinha o rosto desfigurado e foi encontrado numa praia tranquila em Ostia. Os motivos do seu assassinato continuam gerando polémica até hoje, sendo associados a crime político ou um homicídio por razões sexuais. Porém existe um estudo bem minucioso de âmbito académico, que ostenta a questão do crime político.

“Nasci em 1922. Não conheci, portanto, o fascismo como a geração precedente. A sociedade fascista em que vivia, era aceite por mim ingenuamente, mal imaginando que podia existir outra. O que me fez sofrer, na idade em que comecei a cultivar-me, a ler os primeiros livros, foi sentir a indiferença geral e o desprezo oficial pela cultura. Tudo o que eu descobria ou que então amava era silenciado, ou resolutamente banido pelos fascistas: Rimbaud, os poetas simbolistas, herméticos, os grandes autores de teatro... A minha reacçao face ao fascismo assumiu, portanto, a forma de uma paixão por toda a cultura silenciada. Mesmo nos cine-gufs, os cine-clubs da universidade fascista de então, eu suscitava ingenuamente problemas literários ou artísticos que eram literalmente inconcebíveis. Assim, mais do que o fascismo violento, o das matracas e dos assassinatos políticos, foi sobretudo o fascismo estúpido e inculto que descobri em primeiro lugar. O meu antifascismo de adolescente era, portanto, mais cultural do que político”.

PIER PAOLO PASOLINI, As últimas palavras de um ímpio, conversas com Jean Duflot, Lisboa, Distri Editora, 1985, p. 23.

Pier Paolo Pasolini

L’attualità dell’antifascismo culturale di Pier Paolo Pasolini

Pier Paolo Pasolini, scrittore, poeta e cineasta italiano, fu assassinato il 2 novembre del 1975. Il suo corpo, con il volto sfigurato, è stato trovato su una tranquilla spiaggia di Ostia. Sui motivi della sua uccisione continua la polemica fra coloro che sostengono la tesi dell’assassinio politico e quella dell’omicidio per ragioni sessuali. Ma esiste una ricostruzione minuziosa che rafforza l'ipotesi del crimine politico.

“Sono nato nel 1922. Quindi non ho conosciuto il fascismo allo stesso modo della precedente generazione. La società fascista in cui vivevo la accettavo ingenuamente, immaginando appena che ne potesse esistere un’altra. Ciò di cui ho sofferto fu, all’età in cui ho cominciato a farmi una cultura, a leggere i primi libri, di avvertire con quanta generale indifferenza, con quanto ufficiale disprezzo veniva considerata la cultura. Qualsiasi cosa scoprissi e amassi era allora tenuta sotto silenzio, o schiettamente messa al bando dai fascisti: Rimbaud, i poeti simbolisti, ermetici, i grandi autori drammatici… La mia reazione nei riguardi del fascismo si manifestò dunque attraverso una passione per tutta la cultura che era allora passata sotto silenzio. Anche nei cineguf, i cineclub dell’università fascista di allora, intavolavo ingenuamente discussioni letterarie o artistiche che erano proprio inconcepibili. Così più che il fascismo violento, quello dei manganelli e degli assassinii politici, è stato piuttosto il fascismo stupido e incolto quello che ho scoperto per primo. Più culturale che non politico era il mio antifascismo da adolescente”.

PIER PAOLO PASOLINI, Il sogno del centauro, a cura di Jean Duflot, Roma, Editori Riuniti, 1982, p. 26.

lunedì 1 novembre 2010

O Livro, l’ultimo romanzo di José Luís Peixoto

di Domenico Condito

Grazie alla segnalazione inviataci dalla nostra amica e collaboratrice portoghese Susete Evaristo, vi proponiamo oggi una recensione de O Livro, l’ultimo romanzo di José Luís Peixoto, considerato dal pubblico e dalla critica uno dei maggiori romanzieri della letteratura portoghese contemporanea.
Il libro, pubblicato da Quetzal Editores, è uscito a settembre.
Grazie, Susete!

L’Autore
José Luís Peixoto, poeta, scrittore e drammaturgo è nato il 4 settembre 1974 a Galveias, nel Distretto di Portalegre – Alto Alentejo (Portogallo). Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere (tedesco e inglese) presso l’Universidade Nova di Lisbona. La sua opera poetica e narrativa è tradotta in numerose lingue ed è oggetto di studio in diverse università nazionali e straniere. Nel 2001, ha ricevuto il Prémio Literário José Saramago con il romanzo Nenhum Olhar, che è stato inserito dal Financial Times nell’elenco dei libri migliori pubblicati in Inghilterra nel 2007, ed è stato anche incluso nel programma Discover Great New Writers delle librerie nordamericane Barnes & Noble. Il suo romanzo Cemitério de Pianos è stato insignito del Prémio Cálamo Otra Mirada, attribuito al miglior romanzo straniero pubblicato in Spagna nel 2007. Nel 2008, ha ricevuto il Prémio de Poesia Daniel Faria con il libro Gaveta de Papéis. I suoi romanzi sono pubblicati in Finlandia, Olanda, Brasile, Stati Uniti, e altri paesi, e sono tradotti in 18 lingue.

In Italia sono stati pubblicati:
Una casa nel buio (Uma Casa na Escuridão), traduzione di V. Russo, introduzione di Luis Sepulveda, La Nuova Frontiera;
Questa Terra ora Crudele (Morreste-me), trad. di G. Lanciani, La Nuova Frontiera;
da dicembre 2010 sarà disponibile:
Cimitero di pianoforti (Cemitério de Pianos), trad. di G. Boni, Einaudi.

O Livro
O Livro, come lo stesso titolo suggerisce, è un romanzo ambizioso, che aspira a essere riconosciuto come il “libro” per eccellenza della letteratura portoghese contemporanea, e ha tutte le caratteristiche necessarie per riuscirci. L’ultima opera di José Luís Peixoto "mette in scena" un ritratto del popolo portoghese, come a nessun altro scrittore contemporaneo era riuscito fino ad ora. Peixoto porta a compimento la difficile impresa ripercorrendo gli ultimi cinquant’anni della storia del Portogallo, e ponendo al centro della sua narrazione la massiccia emigrazione portoghese verso la Francia negli anni sessanta. Un esodo segnato da sacrifici estremi, una lotta per la sopravvivenza che ha simboleggiato, e in qualche modo accompagnato, le più grandi trasformazioni del paese.

L’autore ci cattura fin da subito con l’incipit del libro - «La madre pose il libro nelle mani del figlio» - che ci introduce nello spazio e nel tempo di un mondo rurale, che richiama il villaggio di Galveias, dove Peixoto nacque e trascorse la sua infanzia. Un microcosmo fatto di stradine, canali, fontane, vichi e piccole abitazioni, animato da personaggi come Ilídio, Adelaide, Josué, Cosme, Galopim e la vecchia Lubélia, la cui scelta dei nomi sembra riflettere un particolare tratto stilistico dello scrittore. A questo punto della narrazione non è ancora dato di sapere che O Livro del titolo è molto più di quel “libro” posto dalla madre nelle mani del figlio, e che il “libro” multiforme di Peixoto contiene a sua volta altri libri.

Nella prima parte del romanzo, che si sviluppa per circa 200 pagine, Peixoto, con la perizia di un grande narratore, ci coinvolge all’interno di una trama ben ordita, fino a condurci al fianco di Ilídio e di Cosme, mentre di notte attraversano i campi per raggiungere una Francia sconosciuta, mitica, utopica; o vicino ad Adelaide, esausta, che cerca di raggiungere la Francia viaggiando sopra un camion pieno di uomini, tutti coperti da un telone che puzza di gomma e terra secca. E che dire di Adelaide e Ilídio, un amore mancato che lo scrittore ci porta a seguire passo passo, condividendo con i lettori l’impotenza di non poterli più riavvicinare. O Livro potrebbe terminare qui, dopo averci condotto dal villaggio portoghese, con le sue microstorie, fino in Francia, raccontandoci prima i sacrifici immani compiuti dai protagonisti per raggiungere il paese tanto agognato, e poi la routine di Champigny e Saint-Denis, nel momento in cui gli stessi si misurano con la realtà difficile della vita parigina, che fino a quel momento avevano potuto solo immaginare nei sogni. Tutto ciò poteva già bastare per conferire all’opera di Peixoto lo spessore e la dignità di un grande romanzo, ma a questo punto la narrazione continua prolungando il romanzo della prima parte del libro in quello della seconda. E se nella prima parte prevale la descrizione realistica di quell’universo rurale con il quale Peixoto era entrato strettamente in contatto, nella seconda si parla di Michel Houellebecq, del Voyage au Bout de la Nuit di Celine, di Sylvia Plath e si cita Voltaire in francese. E finalmente scopriamo chi era il narratore che ci aveva raccontato la storia fino a quel momento. E la storia riparte…

O Livro ripercorre la storia recente del Portogallo, gli avvenimenti più importanti degli ultimi decenni. Il tema principale, dicevamo, è quello dell’emigrazione portoghese in Francia negli anni sessanta. Furono migliaia i portoghesi che varcarono i Pirenei alla ricerca di una vita migliore. Gli stessi genitori di Peixoto emigrarono in Francia in quegli anni, per rientrare in patria due anni prima della nascita dello scrittore. Quello dell’emigrazione fu un fenomeno massiccio ed epocale, che segnò il passaggio da una società rurale a una società urbana e cosmopolita. “Non esisteva – afferma Peixoto – un romanzo che trattasse il tema dell’emigrazione portoghese in Francia come io pensavo che dovesse essere trattato. E, bene o male, era necessario farlo”. Ciò che trasforma questo romanzo, centrato sugli avvenimenti del secolo passato, in un’opera assolutamente contemporanea è lo “sguardo” di chi osserva e racconta la storia. Lo scrittore ha scelto come protagonista del romanzo un personaggio con cui potersi identificare, e che nella seconda parte del libro si rivela esserne il narratore rivolgendosi ai lettori in prima persona. Ciò che li accomuna è innanzitutto un fattore anagrafico, entrambi sono nati dopo il 25 aprile 1974, ma anche l’interesse per la letteratura.

Una delle ragioni per cui, secondo Peixoto, non esiste un romanzo come questo, con questa tematica, nella letteratura portoghese, risiede nel fatto che nelle famiglie che hanno vissuto il fenomeno dell’emigrazione in Francia, solo la sua generazione ha conquistato la capacità di “scrivere”. José Luís Peixoto ricorda con orgoglio i suoi nonni, che non sapevano né leggere né scrivere, e i suoi genitori che, come migliaia di altri portoghesi, affrontarono le asprezze dell’emigrazione in Francia e “mai avrebbero immaginato che un giorno il loro figlio si sarebbe guadagnato da vivere scrivendo libri”. "Il protagonista del libro – spiega Peixoto – cerca di capire da dove viene. Apparteniamo entrambi a una generazione che è nata quasi orfana di memoria, e siamo cresciuti sentendo dire che non abbiamo vissuto né la rivoluzione, né la guerra coloniale e neanche l’ondata dell’emigrazione”. Da questo recupero della memoria collettiva, dove sono le storie degli individui a dare forma e spessore all’identità comune, José Luís Peixoto sviluppa forse l’aspetto più coinvolgente e attuale del suo romanzo. Lo scrittore è rimasto molto colpito dalle grandi trasformazioni che ha registrato il Portogallo negli ultimi decenni, e ne analizza le implicazioni più profonde sia a livello della vita individuale che sociale. Esplicito il riferimento, a questo riguardo, alle ricerche di António Barreto, “che – rivela lo scrittore – sono state per me una fonte molto utile”. O Livro, quindi, parte da lontano per approdare al tempo presente, rappresentando sul proscenio della narrazione, attraverso il tema dell’emigrazione, il cambiamento epocale che ha segnato il Portogallo ridefinendone l’identità. Una trasformazione che ha cambiato la vita dello scrittore come quella dei suoi connazionali, e che è possibile ripercorrere nello svolgimento di questo romanzo. “Diciamo così spesso male del nostro paese – dichiara Peixoto - che a volte dimentichiamo che lo sprint del Portogallo negli ultimi 40–50 anni ha determinato, rispetto al passato, differenze abissali nelle condizioni di vita dei portoghesi”.

Come riconosce lo stesso Autore, O Livro rappresenta una novità rispetto alle sue opere precedenti anche per le sue implicazioni politiche. Qual è, in questo senso, l’obiettivo che si propone lo scrittore? José Luís Peixoto risponde a questa domanda senza esitare: “Eroicizzare i portoghesi e il popolo portoghese. O Livro è un romanzo patriottico”.

Un libro epocale, aggiungiamo noi. Una lettura ineludibile per chiunque voglia comprendere il Portogallo dei giorni nostri alla luce della sua storia più recente. Ma la storia dell’emigrazione portoghese richiama, per molti versi, quella sofferta dal nostro paese verso il nord Europa, le Americhe e l’Australia. Una drammatica lotta per la sopravvivenza che si perpetua ancora oggi sulle rotte del Mediterraneo, dove altre popolazioni, in fuga dalla fame e dall’orrore, chiedono all’Italia, all’Europa, e a tutti noi, pane, lavoro e dignità.

giovedì 28 ottobre 2010

Leonor M. Vale, Scultura barocca italiana in Portogallo

Opere artisti committenti - Gangemi Editore

Il prezioso volume è stato presentato dal prof. António Filipe Pimentel, lo scorso 20 ottobre, nella Igreja de São Roque di Lisbona.

L’Opera
Come già nel 1504 scriveva Pomponio Gaurico nel suo trattato, creando opere di scultura l'uomo non avrebbe potuto concepire niente di più potente per superare la sua condizione di mortale, né di più propizio all'invidia degli dei. Difatti, le opere di scultura sopravvivono nel tempo, al di là degli artisti che le hanno realizzate, al di là delle personalità che rappresentano. La resistenza della scultura marmorea alle tante forme di erosione che il tempo porta con sé è difatti notevole; sono però numerose le sculture che non sono sopravvissute e delle qualle abbiamo soltanto notizie. Così, quando ci dedichiamo al tema della scultura barocca italiana in Portogallo, dobbiamo parlare di sopravvivenze, anche se, per ricostruirne correttamente il contesto, è necessario anche far menzione (più o meno accurata) delle opere distrutte o smarrite. Non è scopo di questo libro compiere un approccio dettagliato e complessivo alla tematica della scultura barocca italiana in Portogallo; come si vedrà, questa ricerca ha come primo obiettivo richiamare l'attenzione sulla scultura in generale e in particolare sulla scultura barocca italiana che non si presenta agli occhi dell'osservatore di oggi come una realtà distante ed inaccessibile, perché, assieme ad una raffinata cultura, carattere fondamentale del barocco è la viva espressione di emozioni e sentimenti, che ancora oggi coinvolge l'osservatore, con una suggestione emotiva che neppure il tempo è riuscito ad annullare.

L’Autrice
Teresa Leonor M. Vale (1967) laureata in Storia e Storia dell'Arte (1989) presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Lisbona e dottore in Storia dell'Arte presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Porto (1994) con una tesi dedicata all'importazione di scultura barocca italiana in Portogallo nell'ambito dei rapporti artistici e culturali tra i due paesi nel seicento. Ha anche compiuto studi specialistici in Museologia e Conservazione delle Opere d'Arte e ha collaborato per anni con la Direcção-Geral dos Edifícios e Monumentos Nacionais del Portogallo. Docente di Storia dell'Arte presso la Scuola Superiore di Arte Decorative della Fundação Ricardo do Espírito Santo Silva e presso l'Universidade Lusófona de Humanidades e Tecnologias di Lisbona, si è dedicata negli anni più recenti sopratutto alla ricerca, con un progetto dedicato all'argenteria barocca italiana e al ruolo degli scultori nell'ambito di questa produzione. É autrice di diversi articoli e libri tra i quali i più recenti sono A Escultura Italiana de Mafra (2002), Escultura Italiana em Portugal no Século XVII (2004), Escultura Barroca Italiana em Portugal. Obras dos Séculos XVII e XVIII em Colecções Públicas e Particulares (2005), Diário de um Embaixador Português em Roma (1676-1678) (2006), Um Português em Roma, Um Italiano em Lisboa. Os Escultores Setecentistas José de Almeida e João António Bellini (2008).

Il Battesimo di Cristo – Mosaico della Capela de São João Baptista
Igreja de São Roque
, Lisbona
(Foto di Laura Za)

Igreja de São Roque - Lisbona
Costruita nel XVI secolo, fu la prima e la più importante chiesa dei Gesuiti in Portogallo. La chiesa è conosciuta soprattutto per la Capela de São João Baptista, un capolavoro assoluto dell’arte sacra di tutti i tempi, senz’altro una delle più belle del mondo. Fu commissionata dal Re del Portogallo, D. João V, agli architetti italiani Luigi Vanvitelli e Nicola Salvi. Realizzata interamente a Roma da 130 artisti fra il 1742 e il 1750, fu poi consacrata dal papa Benedetto XIV, prima d’essere smontata e trasportata a Lisbona con l’ausilio di ben tre navi. Il grande scrittore portoghese Fernando Pessoa la definì “un’opera d’arte suprema”, “notevole non solo per il suo valore materiale e artistico, ma anche perchè non esiste forse in nessun luogo un’opera del genere, con la quale poterla comparare”. Il Tesoro della Capela de São João Baptista è esposto permanentemente nel Museu de São Roque. Si tratta d’una collezione d'arte sacra, oreficieria e paramenti liturgici unica al mondo, fatta oggetto di pregevoli studi scientifici di rilevanza internazionale.

martedì 26 ottobre 2010

O Anjo Branco, il romanzo-verità di José Rodrigues dos Santos che racconta la storia del Portogallo in Mozambico

di Domenico Condito

O Anjo Branco (L’Angelo Bianco) è il titolo dell’ultimo romanzo di José Rodrigues dos Santos, scrittore e giornalista della Rtp. Un volto noto al pubblico italiano che segue le trasmissioni via satellite della tv pubblica portoghese, dove il popolare giornalista conduce il telegiornale nazionale (Rtp1 e Rtpi).
L’opera, uscita in libreria nei giorni scorsi, si ispira a fatti realmente accaduti. Il protagonista è un medico, responsabile del Servizio Medico Aereo, inviato in Africa centrale per punizione. Una missione da compiere: dare assistenza sanitaria alla popolazione di Tete, una regione del Mozambico. Sullo sfondo la guerra coloniale. Sono questi gli elementi che danno forma e colore al nuovo romanzo di José Rodrigues dos Santos. Le vicende drammatiche raccontate nell’opera, come il massacro di Wiriamu, seguono il filo conduttore della vita e dell’opera del protagonista, José Paz Rodrigues dos Santos, padre dell’Autore del libro. Il medico fu direttore dell’Ospedale di Tete e prestò assistenza sanitaria a migliaia di africani in un momento storico difficilissimo per la vita del paese.

“Scrivere su mio padre – ha dichiarato l’Autore – è stata un’esperienza curiosa. Penso che non sia un’esperienza comune avere in casa una storia così straordinaria da raccontare, un romanzo in attesa di essere scritto”.
Dopo aver esordito nell’universo letterario nel 2002 con il romanzo A Ilha das Trevas, lo speaker della televisione pubblica, di 46 anni, propone questa volta un romanzo che profuma d’Africa e registra fatti che hanno segnato la sua vita. Ha negato, però d’essersi immerso in una forma di scrittura “saudosista”: “Ho cerato di scrivere un libro – ha affermato – che raccontasse in modo veritiero la storia del Portogallo in Africa, esponendone sia le virtù che le miserie. Oltre ai giorni di scrittura, alle ricerche e ai viaggi in Mozambico, questa storia mi ha lasciato un’importante eredità: mio padre mi ha insegnato che dobbiamo fare sempre ciò che è giusto, anche se ciò può pregiudicare la nostra posizione. Come sostiene un personaggio del romanzo, se fare sempre ciò che è giusto fosse facile lo farebbero tutti. Ma se i nostri comportamenti non seguissero un’etica, nulla ci distinguerebbe dagli animali. O Anjo Branco (L’Angelo bianco) – conclude lo scrittore - non è solo il titolo del libro, ma è anche il nome con il quale mio padre, protagonista del romanzo, era conosciuto in Mozambico. Leggendo il libro si capisce perché”.

Dulce Pontes - Canção do Mar

lunedì 25 ottobre 2010

O Templo da Glória Literária, l'omaggio alla grande poesia di Miguel Almeida

Grazie al contributo inviatoci dalla nostra amica e collaboratrice Susete Evaristo, che vive a Serpa nella regione dell’Alentejo, siamo in grado di segnalarvi l’ultimo lavoro di Miguel Almeida, un talento letterario portoghese che speriamo venga presto tradotto in italiano.

O Templo da Glória Literária (edizioni Esfera do Caos), questo il titolo del libro, mette in scena un'azione poetica rituale ed evocativa, dove inevitabili ed espliciti sono i riferimenti alla più alta tradizione poetica italiana, ma non solo.
L’idea centrale che percorre tutta l’opera è che da qualche parte, forse nella mente di ciascuno di noi, esiste un tempio, il Tempio della Gloria Letteraria. Una luminosa architettura dello spirito - parole e memoria - costruita dalle letture che abbiamo fatto e che conserviamo per sempre. Il criterio che ha guidato la costruzione dell’Autore è quello della fama e della gloria letteraria, nell’espressione massima della sua universalità attuale e perenne, eterna e immortale, che travalica lo spazio e il tempo. Omero, Pindaro, Virgilio, Ovidio, fra i grandi nomi della poesia greca e latina, ma anche Dante, Petrarca, Camões, Cervantes, Shakespeare, Goethe, Byron, Baudelaire, Rimbaud, Yeats, Pessoa, Eliot, Lorca, Brecht, Neruda, Sophia, O’Neill sono, fra gli altri, il pretesto utilizzato da Miguel Almeida per creare composizioni poetiche originali, da dedicare ai più grandi poeti di tutti i tempi. È che... “L'interno del tempio è abitato solo da (poeti) morti, che non stavano lì quando erano in vita, e da alcuni (poeti) vivi, la maggior parte di loro, che ne sono estromessi quando muoiono”.
È un’opera sui poeti e su quanto di meglio ci hanno lasciato, da Omero a Dante, da Cervantes a Neruda – evocati per essere ricordati e omaggiati. In fondo, è un’opera per tutti coloro che amano fare e leggere poesia.

L’AUTORE
Miguel Almeida è nato nel 1970 a Rãs, un piccolo paese del distretto di Viseu. O Templo da Glória Literária è il suo terzo libro. In passato aveva già pubblicato Um Planeta Ameaçado: A Ciência Perante o Colapso da Biosfera (Esfera do Caos, 2006) e A Cirurgia do Prazer: Contos Morais e Sexuais (Esfera do Caos, 2010). Si è Laureato in Filosofia (indirizzo Filosofia della Scienza) all’Università di Lisbona, dove ha conseguito anche il Master in Filosofia della Natura e dell’Ambiente. Attualmente insegna alla Scuola secondaria Cacilhas-Tejo di Almada. Vive sulla Costa della Caparica con la moglie Carla e il faiglio Gabriele. Sta lavorando alla stesura di altre opere di poesia e prosa.

A seguire la poesia dedicata da Miguel Almeida a Pablo Neruda.


NEFTALÍ RICARDO REYS BASOALTO (1904 – 1973)
O NOME DO POETA

“Coube-me sofrer e lutar, amar e cantar; couberam-me, na partilha do mundo, o triunfo e a derrota,
provei o gosto do pão e o do sangue. Que mais quer um poeta?”
Neruda, Pablo, Confesso que vivi.

Oculta na escolha de um nome, a escolha de ser poeta
Um ser outro, que nos outros se aprecia
E que até se elogia, por vezes
Mas que não queremos que seja a escolha dos nossos.
Mas olhai! Olhai bem! Pensai um pouco!
«Que mais quer um poeta?», se perdido no anonimato de um nome
Entra no labirinto das palavras, e vencendo por elas
Se acolhe num povo, que em breve se fará do tamanho do mundo!
«Que mais quer um poeta?», se na mina de carvão de Lota
Sob o pleno do sol abrasada, na cova escavada da falésia
Encontra um homem, que no rosto traja o trabalho terrível
E pelo fundo escuro dos olhos, com um brilho faiscante
Aquele lhe diz, Irmão, já te conhecia há muito tempo!
«Que mais quer um poeta?», se pelas mãos enegrecidas
Entre calos e rugas, achando entre si as suas
Esse homem lhe diz, Irmão, já te conhecia há muito tempo!

O Templo da Glória Literária, Esfera do Caos, p. 135.

Serpa (Portogallo) - III Incontro Internazionale “Civiltà o Barbarie” – Le sfide del mondo contemporaneo

Contributo inviato da Susete Evaristo (Serpa).

Promosso da odiario.info e dalla Revista Vértice si svolgerà nella città di Serpa (Alentejo – Portogallo), dal 30 ottobre all’1 novembre, il III Incontro Internazionale “Civiltà o Barbarie” – Le sfide del mondo contemporaneo.

L’iniziativa radunerà nella città alentejana intellettuali e politologi provenienti da 16 paesi: Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Colombia, Cuba, Francia, Italia, Libano, Messico, Spagna, Portogallo, Salvador, Stati Uniti d’America, Regno Unito e Venezuela.


PARTECIPANTI STRANIERI
Alexandr Droban (Russia); Angeles Maestro (Spagna); Carlos Aznarez (Argentina); Carlos Lozano (Colombia); Carolus Wimmer (Venezuela); Domenico Losurdo (Italia); Georges Gastaud (Francia); James Petras (EUA); Jean Salem (Francia); John Catalinotto (EUA); José Paulo Netto (Brasile); Leila Ghanem (Libano); Luciano Alzaga (Salvador); Marcos Domich (Bolivia); Michel Chossudovsky (Canada);Osvaldo Martinez (Cuba); Piedad Córdoba (Colombia); Remy Herrera (Francia); Thierry Labica (Francia); Virginia Fontes (Brasile).

PARTECIPANTI PORTOGHESI
Anabela Fino, André Levy, Avelãs Nunes, Carlos Lopes Pereira, Correia da Fonseca, Eduardo Chitas, Fernando Correia, Filipe Diniz, Francisco Melo, João Aguiar, João Fagundes, José Paulo Gascão, Luís Gomes, Manuel Gusmão, Miguel Urbano Rodrigues, Nozes Pires, Pedro Carvalho, Rui Namorado Rosa, Sérgio Vinagre, Silvestre Lacerda.

Particolarmente atteso a Serpa l’intervento di Miguel Urbano Rodrigues, giornalista, scrittore, politico, uno dei principali riferimenti del Socialismo europeo. Titolo dell’intervento: Sobre a Barbárie Imperialista - A crise do capital e a luta dos povos.

sabato 23 ottobre 2010

L’esoterismo di Fernando Pessoa

Fernando Pessoa, Pagine esoteriche, Adelphi Edizioni. Il volume, curato da Silvano Peloso, raccoglie e articola, per la prima volta in italiano, una parte sostanziosa degli scritti del poeta portoghese sull’esoterismo. Imperdibile.

di Domenico Condito

Nella sua Nota biografica, Fernando Pessoa si definisce “iniziato, per comunicazione diretta da Maestro a Discepolo, nei tre gradi minori dell’(apparentemente estinto) Ordine Templare di Portogallo”. Singolare figura di poeta-alchimista, Pessoa era appassionato di Cabbala e aveva una profonda conoscenza della tradizione teosofica e occultistica.
Le prime testimonianze scritte di tali interessi risalgono al 1906. Le ritroviamo in alcuni testi poetici e nel quaderno di appunti del suo eteronimo Alexander Search, dove sono espliciti i riferimenti all’alchimia, l’occultismo e la filosofia ermetica. Ma fra gli oltre venticinquemila documenti che costituiscono lo spoglio Fernando Pessoa nella Biblioteca Nazionale di Lisbona sono tanti i materiali relativi agli interessi esoterici del Poeta. In essi è costante il riferimento alla tradizione ermetica della Chiesa gnostica, che trasmessa in modo occulto ai Cavalieri del Tempio, si sarebbe perpetuata, dopo il loro scioglimento, nell’Ordine di Cristo, nei Rosacroce e nei vari rami della Massoneria europea.
Secondo Silvano Peloso, che ha curato la raccolta Pagine esoteriche del poeta portoghese, il rapporto di Pessoa con la tradizione teosofica e occultista va visto anche “alla luce di un rinnovato interesse per il filone mistico-visionario e profetico della tradizione letteraria portoghese: dal platonismo esoterico di certa lirica di Camões alla grande oratoria barocca di António Vieira, fino a quel simbolismo saudosista novecentesco che, almeno nella versione di Pessoa, reinventando in forme inedite il passato, fornisce a questa poesia un nuovo e più ampio respiro” (vedi post-fazione del volume). La stessa profezia del Quinto Impero, cuore dell’utopia profetica portoghese, acquista così una prospettiva nuova.
Non a caso, nell’opera Mensagem, scrive ancora Peloso, Pessoa allude “a un cammino iniziatico numerologicamente illustrato già dalle otto lettere che compongono il titolo: queste, come lo stesso Pessoa spiega nei suoi appunti, corrispondono alle otto lettere della parola Portugal, e rappresentano non solo il numero dell’armonia, ma anche le otto punte della croce templare, perfettamente esemplata nella pianta ottagonale del convento fortezza che i Cavalieri del Tempio edificarono a Tomar. E quando nel 1317 il re D. Dinis (che proprio per questo Pessoa collocherà nel pantheon dei re-eroi della tradizione portoghese) salverà quel che restava dell’Ordine dalla distruzione totale, inglobandolo nel nuovo ordine di Cristo, la croce delle otto beatitudini passerà sulle vele delle caravelle più tardi lanciate nella grande avventura delle scoperte. L’ordine di Cristo erede e continuatore dell’Ordine del Tempio, si avviava così a realizzare sulla terra la missione ecumenica di cui san Bernardo, D. Dinis e l’Infante D. Henrique erano stati i principali interpreti, e che troverà poi un ulteriore seguito nel sogno profetico e nella grandezza visionaria di quell’António Vieira, definito da Pessoa «l’imperatore della lingua portoghese»”.

La Croce Templare al centro del soffitto
della Sacristia Nova del Convento do Cristo – Tomar
Copyright © Laura Za

Il poeta riscopre, quindi, nelle sedimentazioni oscure del pensiero esoterico l’eco delle attese profetiche e dei millenarismi di una memoria storica portoghese mai del tutto sopita, ma reinventa la tradizione ermetica spingendosi oltre la tentazione di un misticismo storico di carattere nazionalista, per aspirare a un traguardo più segnatamente filosofico-esistenziale. “Attraverso la profezia del Quinto Impero, - scrive Giulia Lanciani - Mensagem si inscrive nella corrente profetica, quella che di fatto corrisponde ad una identificazione collettiva e di senso positivo. Ma la sua profezia nasce dal sogno e dalla meditazione ed annuncia un Impero di tipo nuovo, spirituale”. Se è vero, infatti, che il recupero in chiave mistico-simbolica della storia del Portogallo assume il significato di un “sogno” impossibile che riscattasse il destino di un paese oppresso dal salazarismo, per Pessoa diventa il pretesto per ricercare le radici di quella «tradizione segreta del cristianesimo» contrapposta alla Chiesa di Roma, e identificata con il dialogo e con l’apertura a tutte le religioni e tradizioni. I Cavalieri del Tempio, infatti, nonostante le guerre e le forti contrapposizioni, erano entrati in stretto contatto con l’esoterismo islamico, il cabbalismo giudaico, lo gnosticismo neoplatonico e il cristianesimo giovanneo. E’ questa ampia prospettiva filosofico-religiosa, accostata alla teosofia, che Pessoa fa propria, riconoscendo alla letteratura e al linguaggio letterario, crocevia fra culture e saperi diversi, il compito di “creare punti di contatto, possibilità di relazioni e scambi fra mondi anche molto distanti”. E’ il percorso della tradizione ermetica, la “ricerca di quel «sincretismo dei pagani e degli occultisti» che, - continua Peloso - fondendo «l’intelligenza analogica e quella razionale», è alla base dell’interpretazione delle profezie e dei simboli a partire da quel grande «trattato di Alchimia scritto in cifra trascendentale» che è rappresentato dalla Bibbia, il Paradigma per eccellenza”.
Il sogno alchemico di riunificare la materia e lo spirito esprime, nel linguaggio oscuro dei simboli, l’unione dell’intelligenza materiale e di quella spirituale, i due poteri della Forza, i due lati della conoscenza: da un lato la scienza, la ragione, la speculazione intellettuale, dall’altro la conoscenza occulta, l’intuizione, la speculazione mistica e cabbalistica. In questo ambito, Pessoa riconosce alla creazione letteraria un ruolo essenziale, la ricerca di quella Parola Perduta, di quella scrittura magica che portasse «all’elaborazione di una lingua nuova in grado di esprimere e spiegare la natura di tutte le cose simultaneamente», e della quale avevano parlato i Rosacroce. Conclude Silvano Peloso che “Pessoa poteva così procedere a una riabilitazione del ruolo fondamentale svolto dall’immaginazione (e quindi anche dalla letteratura) all’interno di una scienza che, se è veramente tale, non può essere considerata in senso ristretto e limitativo, ma deve venir vista nella « complessità » delle relazioni in cui vive”. Un orizzonte poetico e teorico quello di Pessoa poco esplorato, ma nel quale è possibile cogliere alcune sorprendenti analogie in campo scientifico. Il principio di indeterminazione di Heisenberg (1927) e il teorema di Gödel (1931) sulla indecidibilità dei sistemi formalizzati (Pessoa era giunto alla stesse conclusioni riguardo alla matematica) sono dei validi esempi in tal senso, così come le più recenti teorie probalistiche, quelle dello sviluppo dei sistemi non lineari, del caos deterministico, fino ai primi passi delle «teorie della complessità».

Sono imperdibili le Pagine esoteriche di Fernando Pessoa, pubblicate dall’editore Adelphi, per chiunque voglia approfondire l’argomento e avventurarsi nei meandri più intimi e sorprendenti di uno dei più grandi geni letterari del Novecento.

Mura del Convento do Cristo – Tomar


Porta del Convento do Cristo – Tomar


Chiesa del Convento do Cristo – Tomar


Refettorio del Convento do Cristo - Tomar


Uno dei chiostri del Convento do Cristo - Tomar


Domenico Condito nel Convento do Cristo di Tomar (2007)
Le foto del Convento do Cristo sono di Laura Za,
“compagna di viaggio” e co-fondatrice
dell’Associazione Culturale Luís de Camões.
Le immagini sono protette da copyright.

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