Proiettato ieri al Festival di Venezia il colossal storico sull’invasione napoleonica in Portogallo del 1810.
Linhas de Wellington è il film portoghese in concorso alla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il film è stato progettato da Raoul Ruiz, il regista di Mistérios de Lisboa, deceduto durante la pre-produzione del suo ultimo capolavoro. L’opera, ormai pronta per essere girata, è stata ripresa e portata a termine dalla moglie e collaboratrice Valeria Sarmiento. Al Festival di Venezia è stata proiettata la versione cinematografica di 150 minuti, ma in tv vedremo la versione integrale divisa in tre parti. Si tratta di un film storico davvero importante, per la cui realizzazione è stato allestito un cast eccezionale. Fra gli interpreti, John Malkovich e Melvil Poupaud, rispettivamente nei panni di Wellington e Masséna, e poi Mathieu Amalric, Marisa Paredes, Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Michel Piccoli, Chiara Mastroianni.
LA TRAMA
Il 27 settembre 1810 le truppe francesi, al comando del maresciallo Massena, sono sconfitte sul monte Buçaco dall'esercito anglo-portoghese del generale Wellington.
Nonostante la vittoria, portoghesi e inglesi si ritirano in marcia forzata dinanzi al nemico, numericamente superiore, con lo scopo di attrarlo verso Torres Vedras, dove Wellington ha fatto costruire linee fortificate difficilmente valicabili.
Contemporaneamente, il comando anglo-portoghese organizza l'evacuazione di tutto il territorio compreso tra il campo di battaglia e le linee di Torres Vedras, in una gigantesca operazione di terra bruciata che priva i francesi di ogni possibilità di rifornimento locale.
In questo scenario si svolgono le avventure di una miriade di personaggi di diversa estrazione sociale – militari e civili; uomini, donne e bambini; vecchi e giovani-, strappati dalla guerra alla vita quotidiana e sospinti per monti e valli, tra villaggi in rovina, foreste distrutte, colture devastate.
Perseguitata con determinazione dai francesi, tormentata da un clima inclemente, la massa dei fuggiaschi continua ad avanzare stringendo i denti, semplicemente per salvarsi la pelle, o con la tenace volontà di resistere agli invasori e scacciarli dal Paese, o ancora nella speranza di trarre vantaggio dal disordine regnante per soddisfare i più bassi istinti.
Tutti, a prescindere dal carattere e dalla motivazione di ognuno – dal giovane tenente idealista Pedro de Alencar, passando per la maliziosa inglesina Clarissa Warren, o per il cupo trafficante Penabranca, fino al vendicativo sergente Francisco Xavier e all'esuberante vivandiera Martírio -, convergono da diverse strade verso le linee di Torres, dove la battaglia finale dovrà decidere le sorti di ciascuno.
VALERIA SARMIENTO:
« Senza dubbio le invasioni francesi in Portogallo erano del tutto lontane dal mio mondo. Ho iniziato a paragonare l'esodo della popolazione, costretta ad abbandonare le proprie terre a causa della guerra, al mio stesso esilio, e così mi sono avvicinata alla narrazione.
È innegabile il legame affettivo con questo film. Dopo la morte di Raúl, il produttore Paulo Branco mi ha invitata a riprendere il progetto. Ho avuto paura ma non ho mai avuto dubbi: dovevo farlo per Raúl. È stato un omaggio mio e dell'equipe – tecnici e attori – che sentivano esattamente quel che sentivo io.
Lavorare con Carlos Saboga è sempre una delizia. Tanto il copione de “Le linee di Wellington” quanto quello di “Os Mistérios de Lisboa” sono eccellenti ed obbediscono ad una struttura più vicina alle “Mille e una notte” che a una produzione di Hollywood. Egli ha dato una grande importanza ai personaggi femminili e ciò distingue questo progetto da tutti gli altri film sulla guerra.
Abbiamo girato in paesaggi diversi, soprattutto nella zona occidentale, in un ambiente unico che, insieme alla fotografia e alla musica, ha dato all'esodo delle popolazioni una forza eccezionale. Non avevo mai filmato così tante persone insieme, ma con i moderni strumenti per le riprese alla fine è stato molto facile. Credo non sia stato molto semplice per le comparse – alcune hanno sopportato lo stesso freddo delle forze francesi – ma ho parlato con qualcuno di loro che mi ha detto di essersi divertito molto.
Il film è diventato molto di più di un vincolo sentimentale. È stato una sfida ed un dovere che mi ha dato un enorme piacere, perciò ringrazio tutti quelli che vi hanno partecipato.
Sono certa che tutti noi abbiamo lavorato in dialogo con Raúl, che ci sosteneva sempre da lassù. »
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